GIORGIO BASSANI

 

Giorgio Bassani nacque a Bologna il 4 marzo del 1916 da una famiglia della borghesia ebraica, ma trascorse la sua infanzia e giovinezza a Ferrara.

Si iscrisse alla Facoltà di Lettere dell'Università di Bologna, dove si laureò nel 1939.

Nel 1940, sotto falso nome di Giacomo Marchi, a causa delle leggi antisemite, Bassani pubblica il suo primo libro: « Città in pianura ». Durante gli anni della guerra partecipò attivamente alla Resistenza e conobbe anche l’esperienza del carcere.

Nel 1945 si trasferì a Roma, dove visse per tutta la vita, pur mantenendo sempre un fortissimo legame con la città d’origine. Fu solo dopo il ’45 che si dedicò all’attività letteraria in maniera continuativa, lavorando sia come scrittore sia come operatore editoriale.

Bassani lavorò anche nel mondo della televisione,arrivando a ricoprire il ruolo di vicepresidente della Rai; insegnò nelle scuole ed fu anche docente di Storia del teatro presso l’Accademia d’Arte Drammatica di Roma.

 

GIORGIO BASSANI E L’ANTIFASCISMO (1936-1943)

 

Bassani apparteneva al movimento antifascista “Giustizia e Libertà” il quale si contrapponeva al comunismo ed aveva come scopo abbattere il fascismo attraverso i moti rivoluzionari.

Bassani, grazie all’incontro con Ragghianti nel ’37, si trasforma in attivista politico clandestino e in un’intervista del 1991 afferma di essersi dedicato alla scrittura per aiutare a ricordare l’immane tragedia a cui furono sottoposti numerosi ebrei nei campi di sterminio.

Infatti, egli stesso dichiara che senza gli anni della seconda guerra non sarebbe mai divenuto uno scrittore:

 

Casella di testo: « Gli anni dal ’37 al’43,che dedicai quasi del tutto all’attività del antifascista clandestina, furono tra i più belli e più intensi dell’intera mia esistenza. »

 

 

 

 

 


Bassani intendeva essere uno storico, uno storicista; raccontare i fatti con realismo e non solo dal punto di vista di un semplice narratore.

Egli rappresentava il malcontento degli intellettuali e la bramosia di vendetta degli ebrei; infatti nel ’43, insieme ad altri intellettuali del su partito, organizzò un incontro con Cadorna per trovare insieme una soluzione per sabotare il fascismo.

Sfortunatamente, su di loro si strinse la pressione dell’OVRA, la quale dichiarò il partito di Bassani come una vasta e pericolosa organizzazione antifascista che proponeva di rovesciare il fascismo per instituire una nuova forma di governo.

Secondo l’OVRA, l’attivismo degli antifascisti si serviva di tutti i partiti per attuare il suo programma, attraverso l’uso di armi e della stampa e veniva finanziato dagli ebrei.

Inizia così la repressione contro il movimento antifascista “Partito d’Azione”, a cui apparteneva anche lo stesso Bassani che fu arrestato nel maggio del 1943.

In conclusione, Bassani viene descritto come un insigne intellettuale che dopo la liberazione dell’Italia dal nazifascismo lasciò la politica attiva senza sfruttarne i meriti acquistati durante la lotta degli antifascisti alla dittatura.

Bassani nel 1946, con la scissione del Partito d’Azione, passa al partito socialista aderendo all’“Alleanza della Cultura”.

 

« Il giardino dei Finzi-Contini »

 

Il « Giardino dei Finzi-Contini », fa parte del Libro terzo del « Romanzo di Ferrara »; si tratta di un’opera di vasto respiro dove l’autore evoca presubilmente le vicende da lui vissute durante la giovinezza e il suo amore inappagato per Micol, una giovane ragazza appartenente alla ricca famiglia israelita ferrarese dei Finzi-Contini.

Attraverso la storia di questa famiglia, il narratore racconta della persecuzione degli ebrei in Italia dopo la promulgazione delle leggi razziali del 1938.

Il romanzo si apre con la narrazione di una gita del protagonista insieme a degli amici alla necropoli etrusca vicino a Roma, dove il silenzio della campagna fa rivivere il ricordo del  narratore verso la casa e il parco dei Finzi-Contini, attraverso un’analessi narrativa.

Il ricordo si apre con l’incontro del protagonista, umiliato e confuso per essere stato rimandato in matematica, con l’undicenne Micol che lo consola e lo invita a scavalcare il muro per entrare nel suo giardino.

 La narrazione riprende quasi dieci anni dopo, nel 1938, nel periodo in cui gli ebrei vengono condannati alla segregazione dalle leggi razziali emanate dal governo fascista.

Questa proibizione spinge i Finzi-Contini ad aprire la loro villa a un gruppo di giovani, e non israeliti,tra cui anche il narratore.

Tutti questi ragazzi con  Micol e il fratello Alberto, passano stupendi pomeriggi nell’atmosfera incantata ed idilliaca del giardino.

Le giornate passano felici e il protagonista insieme a Micol compie lunghe passeggiate movimentate, anche dal punto di vista dialettico.

Durante l’inverno il giovane Bassani continua a frequentare la casa dei Finzi-Contini, insieme all’amico Malnate, la giovane Micol si trasferisce a Venezia per studiare.

Conseguita la laurea, al suo ritorno a casa il rapporto con gli amici cambia del tutto e il protagonista sotto il consiglio della giovane stessa, cessa di frequentala.

L’autore si chiude in sé stesso vedendosi solamente con Malnate, l’ingegnere milanese di fede comunista, dal quale viene deluso quando scopre dei suoi incontri con Micol.

Questo allontanamento da Malnate riporta il narratore agli affetti familiari ed in particolar modo a riconciliarsi con il padre.

Al momento dell’ingresso dell’Italia in guerra, Malnate viene richiamato dall’esercito e spedito in Russia, dove morirà mentre gli altri componenti della famiglia saranno deportati nei campi di concentramento nazisti dove moriranno.

 

IL GIARDINO: LUOGO DI LIBERTÁ

 

Giorgio Bassani, ne « Il giardino dei Finzi-Contini », affronta in modo velato la tematica della persecuzione razzista e fascista nei confronti della popolazione ebraica.

Infatti, l’orrore dell’introduzione delle leggi razziali non viene quasi avvertito dal lettore, che  concentra la sua attenzione maggiormente sulla storia d’amore tra i due protagonisti, ma è una presenza subdola e costante, in cui ogni giorno è vissuto con amara rassegnazione alla perdita graduale della libertà.

La Ferrara del biennio ’38 - ’39 vive l’introduzione delle leggi razziali mostrandosi pigra piuttosto che antisemita, disposta ad adempiere passivamente agli infami.

Nessuno dei protagonisti concepisce quel che sarebbe accaduto cinque anni dopo. Il giardino diventa così un luogo sospeso, a-storico, dove lo spensierato snobismo dei suoi nobili abitanti sembra voler cancellare con la noncuranza e il disinteresse quanto sta avvenendo oltre le mura secolari che ne delimitano i confini.

 

Casella di testo: « Era vero, o no, che io e “tutti gli altri”, con lettere fermate dal vice-preside e segretario del Circolo del tennis Eleonora d’Este, eravamo stati dimessi in blocco dal club: “cacciati via”, insomma? »
Casella di testo: « Noi giudei non avremo potuto inserire necrologi nei quotidiani, figure nel libro dei telefoni, tenere domestiche di razza ariana, frequentare circoli ricreativi di nessun genere. »
Casella di testo: « Fermi restando il divieto dei matrimoni misti,l’esclusione di ogni giovane, riconosciuto come appartenente alla razza ebraica,da tutte le scuole statali di qualsivoglia ordine e grado. » 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Il chiuso ambiente del giardino della villa e il campo da tennis, rappresentano,quindi, il luogo della libertà e della libera espressione per i ragazzi ebrei.

Qui, essi si possono rifugiare dal mondo esterno, luogo di eterna sofferenza e paradossalmente di prigionia.

Lo spazio chiuso del giardino ricorda “l’ortus conclusus” dei latini, descritto da Bassani come un luogo paradisiaco e idilliaco, come un rifugio dove è possibile trovare sicurezza e tranquillità dalle insidie presenti al di là dei cancelli.

Alla fine del romanzo, la rinuncia del protagonista a Micol corrisponde con la sua entrata nella vita vera con tutto il suo peso di dolore e responsabilità, con la nuova consapevolezza che il mondo protetto ed incantato de « Il Giardino dei Finzi-Contini » si reggeva solo su valori appartenenti al passato.