5.A.2.6

 

Adria

Libertà di coscienza e di religione

vicende nazionali

OBIEZIONE DI COSCIENZA

ITALIA

Obiezione di coscienza al servizio militare

 

La Costituzione Italiana, approvata nel 1947 ed entrata in vigore nel 1948, stabilisce all'art. 52 che "La difesa della patria è sacro dovere del cittadino. Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e nei modi stabiliti dalla legge", senza prevedere alcuna possibilità di obiettare.

 

La parola "obiezione" deriva dal latino "obicere", che significa contrapposizione, rifiuto; l'obiezione di coscienza è infatti il rifiuto di obbedienza ad una legge o ad un comando dell'autorità perché considerato in contrasto con i principi e le convinzioni personali radicati nella propria coscienza. L'obiettore di coscienza è dunque un cittadino che, dovendo prestare servizio militare armato, contrappone il proprio rifiuto all'uso delle armi ed attività ad esse collegate.

 

La storia dell'Obiezione di Coscienza, in senso lato, inizia con l'unità d'Italia.
La coscrizione obbligatoria introdotta nel 1861, incontrò una grandissima resistenza soprattutto tra la popolazione rurale del meridione, che non ne capiva i motivi ed era costretta a subirla forzatamente.
La risposta dello stato fu la massiccia repressione attuata dall'esercito piemontese.
Il malcontento popolare non si attenuò, anzi toccò il suo culmine durante la grande guerra del 1915-18: furono circa 470.000 i processi per renitenza alla leva, e oltre un milione per altri reati militari come diserzione, procurata infermità, disobbedienza aggravata, ammutinamento.

I primi due casi di OdC nel secondo dopoguerra si verificano alla fine degli anni '40, e fanno riferimento a Rodrigo Castiello ( Pentecostale) ed Enrico Ceroni (testimone di Geova) che furono inquisiti.

Il primo obiettore condannato alla reclusione fu Pietro Pinna (1948), nonviolento, finito in carcere per 10 mesi; liberato, fu condannato di nuovo e ritornò in carcere finché fu prosciolto dal dovere del servizio militare.

Nel 1949, dopo i primi casi di obiezione di coscienza, il parlamentare socialista Calossi presentò il primo disegno di legge per il riconoscimento dell'obiezione.  Nel '57 e nel '62 il parlamentare socialista Lelio Basso ripropose l'iniziativa, coperta dall'oblio dell'indifferenza parlamentare e dalla ostilità del governo e delle gerarchie militari.

 

All'inizio degli anni '60 si hanno i primi casi di obiettori cattolici che dichiarano di voler vivere integralmente la non violenza evangelica, espressa dai comandamenti "non uccidere" e "ama il prossimo tuo come te stesso".
Il primo cattolico che basò il suo rifiuto su motivi di fede fu Gozzini nel 1962, seguito da padre Balducci che fu attaccato dalla chiesa ufficiale e difeso da don Milani che, in questa occasione, scrisse l'opuscolo "L'obbedienza non è più una virtù".

I due sacerdoti, Padre Ernesto Balducci e Don Lorenzo Milani, vennero processati per apologia di reato.
Don Milani, nel frattempo deceduto (1967), subì l'onta della condanna. Il resto della chiesa sembrò disinteressarsi al problema.
Questi processi scossero l'opinione pubblica e portarono alla ribalta il problema dell'obiezione di coscienza, registrando importanti prese di posizione a favore dell'Obiezione di Coscienza.

Intanto, sempre negli anni '60, Il Sindaco di Firenze, Giorgio La Pira, autorizzò la proiezione del film di Autant Lara "Tu ne tueras pas", "Non uccidere" - incentrato sul tema dell'obiezione di coscienza - nonostante il divieto imposto dalla censura.

Dopo il '68 l'obiezione per motivi politici, oltre a quelli etico-religiosi si afferma come mai prima.
L'analisi dell'esercito come istituzione che serve a mantenere un rapporto di pericoloso dominio dello stato sulla società civile, si collega alle lotte più ampie per i diritti civili condotte nelle fabbriche, nelle scuole, nei quartieri.

Cresceva il numero dei giovani che sceglievano il carcere al servizio militare: era ormai un problema da risolvere.

 

Nel 1970/71 gruppi di 6-7 persone fecero obiezioni collettive con motivazioni soprattutto politiche; nel 1972 gli obiettori in carcere erano varie decine, oltre 250 testimoni di Geova.

La classe politica, messa alle corde dal vasto movimento d'opinione nato nella società e dal contemporaneo intensificarsi di azioni di protesta condotte dalle organizzazioni non violente, approvò, pur sotto l'influenza delle gerarchie militari e delle forze politiche contrarie, il disegno di legge Marcora, restrittivo e punitivo, invece di quello Fracanzani più attinente alle richieste delle organizzazioni.
Passò così la legge 15 dicembre 1972, n. 772 che dava il diritto all'obiezione e al servizio civile sostitutivo per motivi morali, religiosi e filosofici.

 

La legge "Marcora" rese possibile la scarcerazione dei giovani obiettori di coscienza e contemporaneamente segnò un cambiamento storico nella legislazione italiana, perché introdusse la possibilità di rifiutare il servizio militare con le armi sostituendolo con un servizio militare non armato. Con questa legge l'obiezione di coscienza non veniva ancora considerata un diritto, ma un beneficio concesso dallo Stato a precise condizioni e conseguenze: la gestione del servizio civile restava nelle mani del Ministero della Difesa.

 

La legge restrittiva e punitiva (8 mesi di servizio in più, commissione giudicante, esclusione delle motivazioni politiche, dipendenza dai codici e dai tribunali militari) fece nascere subito un movimento di lotta degli obiettori che si unirono nella Lega Obiettori di Coscienza (LOC).

Per anni gli Enti e le Associazioni si sono battute per una modifica della legge e per il pieno riconoscimento del diritto all'obiezione di coscienza.

 

Nel 1992 il Parlamento licenziò un nuovo testo di legge, ma l'allora Presidente Francesco Cossiga, rifiutò di firmarla per incostituzionalità, la rinviò al Parlamento con una serie di note di perplessità sul fenomeno Obiezione di Coscienza. Il giorno dopo il Presidente sciolse le Camere e la legge tornò in alto mare.

Negli anni successivi il numero di obiettori é andato crescendo:  30.000 domande nel 1994, 70.000 nel 1998.

Dopo una serie di altri tentativi falliti, nel luglio del 1998 si giunge finalmente all'approvazione della legge Nr. 230/1998  che sancisce il pieno riconoscimento giuridico dell'obiezione di coscienza. Con questa ultima legge l'obiezione di coscienza non è più un beneficio concesso dallo Stato, ma diventa un diritto della persona: il Servizio Civile rappresenta un modo alternativo di "servire la patria", con una durata pari al servizio militare, a contatto con la realtà sociale, con i suoi problemi, con le sue sfide.