Adria

ways of expressing freedom of thought, expression and information in the course of history with reference  to  national  facts

Italian

 

I modi di esprimere libertà di pensiero, espressione ed informazioni nel corso di storia con riferimento a fatti nazionali

 (periodo: fascismo 1922-1943) – punto di vista di sostenitori del regime

 

Secondo lo scrittore Mario A. Pei i concetti di libertà non sono fissi e permanenti:  sono mutevoli;  non sono incondizionati, ma relativi. La libertà completa può essere definita bene come anarchia. Se non mi importasse di nessuno nelle pubbliche relazioni, io dovrei essere libero di sparare a chiunque.

Ogni libertà è relativa; è basato sul sistema di freni e contrappesi esercitato dallo stato sull'individuo. La lotta per il rango e il privilegio  è inevitabile nei rapporti tra  l'individuo e lo stato, ed è molto interessante  notare che in qualsiasi tipo di governo  fascista, comunista o democratico, è lo stato che tiene in mano la frusta nei rapporti con l'individuo, invariabilmente.

Per esempio il fascismo  è definitivamente ed assolutamente opposto alle dottrine del liberalismo, sia nell’ambito  politico che nella sfera economica. Fascismo nega che il numero, per così dire, possa essere il fattore determinante di una società umana; esso nega il diritto del numero a  governare attraverso lo strumento  delle consultazioni periodiche; asserisce l'irrimediabile, fertile e benefica disuguaglianza degli uomini che non possono essere livellati da un siffatto strumento  meccanico ed estrinseco come il suffragio universale. I regimi democratici possono essere descritti come quelli sotto i quali  le persone sono continuamente ingannate nella credenza che siano loro ad esercitare la sovranità, mentre per l’intera sua durata la sovranità permanentemente risiede ed è esercitata da altri e qualche volta da forze irresponsabili e segrete.

La chiave di volta della dottrina fascista è la sua concezione dello Stato, della sua essenza, delle sue funzioni, e delle sue finalità. Per il fascismo solo lo Stato è assoluto, individui e gruppi sono relativi.

Lo Stato Fascista organizza la nazione, ma lascia all’individuo uno spazio libero adeguato. Ha ridotto le libertà inutili o dannose mentre preserva quelle che sono essenziali a suo parere. In tali questioni l'individuo non può essere il giudice, ma lo Stato solamente. “Noi siamo stati i primi ad affermare, di fronte all’ individualismo liberal-democratico, che  l'individuo esiste solamente  all'interno dello Stato e soggetto alle esigenze dello stato  e che, nella misura in cui  la civiltà assume aspetti che diventano sempre più complicati la libertà individuale diventa sempre  più limitata. (Mussolini al Gran Consiglio del Fascismo, in Discorsi del 1929, Milano, Alpes, 1930, p. 280).

“… è impossibile  concepire un individuo  fuori dello Stato a meno che non si tratti di un selvaggio la cui casa  stia  nella solitudine di un  deserto sabbioso.” (Discorso  al Senato, maggio 12, 1928 in Discorsi del 1928, Milano, Alpes, 1929, p. 109).

 “La libertà non è un diritto, è un dovere. Non è un regalo, è una conquista; non è uguaglianza, è privilegio. C'è una libertà del tempo di pace  che non è la libertà del tempo di guerra. C'è una libertà nella prosperità che non è la libertà  permessa in condizioni di  povertà. (Quinto anniversario della fondazione dei Fasci di Combattimento,  24 marzo 1924, in La nuova politica dell'Italia  vol. III, Milano, Alpes, 1925, p. 30).

“Noi siamo, in altre parole, un stato che controlla tutte le forze attive della natura. Noi controlliamo forze politiche, noi controlliamo forze morali noi controlliamo forze economiche, perciò noi siamo un stato corporativo e maturo. Noi ci reggiamo su di un principio nuovo nel mondo, noi esistiamo come  antitesi pura e semplice, categorica, definitiva al mondo della democrazia, della plutocrazia, libero-massonica di fronte  a un  mondo che ancora si attiene ai principi fondamentali stabiliti nel 1789.” (Discorso alla Direzione Nazionale del partito, 7 aprile 1926, in Discorsi del 1926, Milano, Alpes, 1927, p. 120).