Analisi del testo filosofico

IZATF1

Pozzato Silvia

Classe 3^ A ling

a.s. 2006/07

Allegoria della caverna

 

 

(A) Platone nacque nel 428-27 a.C., da famiglia nobile e ricca. Iniziato alla filosofia da Cratilo, discepolo di Eraclito, passò poi nel circolo di Socrate e divenne suo allievo. Platone, nonostante le simpatie per l’aristocrazia, non entrò mai in politica e con la condanna a morte di Socrate, decretata dal governo democratico, si allontanò sempre più dalla vita politica di Atene. Cominciò quindi a dedicarsi ai viaggi. Quelli che ebbero maggior peso sulla vita di Platone furono i tre viaggi compiuti a Siracusa, città governata dal tiranno Dionigi con la collaborazione del cognato Dione. Platone, amico di quest’ultimo, sperava di influenzare mediante la filosofia la realtà politica, in quanto riteneva che queste due discipline fossero strettamente connesse. Pensava che per organizzare al meglio la società bisognava affidarsi alla filosofia. Questi viaggi furono, però, pericolosi, in quanto Platone nel primo viaggio fu reso prigioniero e venduto come schiavo, ma poi riscattato, inoltre non ebbero successo in quanto con la morte dell’amico Dione, svanì la possibilità di realizzare il progetto di uno “stato giusto”. Ad Atene nel 387 fondò una scuola l’ACCADEMIA, che fu un centro di studi filosofici ma anche di ricerche matematiche e astronomiche. Platone è il primo pensatore del quale ci sono rimaste tutte le opere: Apologia di Socrate, 34 dialoghi e 13 lettere. Morì nel 347 all’età di 81 anni.

 Il “mito della caverna” è una celeberrima allegria che apre il VII  libro della Repubblica.

In questo testo Platone dimostra la differenza tra conoscenza sensibile e conoscenza razionale : Egli sostiene che la conoscenza limitata ai sensi ci da dei risultati approssimativi e provvisori . Occorre liberarsi dalle apparenze fornite dai sensi e iniziare un processo di ascesa alla vera realtà, che richiede coraggio e sforzo. L’uomo, cioè, deve raccogliersi in sé stesso e cercando dentro di sé, riuscirà a trovare la certezza razionale e assoluta. Una volta conosciuta la vera realtà, si ha il volere di liberare anche gli altri uomini dall’errore e dal pregiudizio.

 

(B.1)  Ho trovato la lettura di questo testo molto facile in quanto attraverso la forma semplice del dialogo e l’uso dell’ allegoria si riesce a comprendere bene il pensiero di Platone. La prima cosa che mi ha fatto pensare la lettura di questo mito è quella di fare una riflessione, per capire se anch’io sono prigioniera di qualcosa che mi conduce all’errore o ai pregiudizi. Secondo me, questo mito racchiude proprio questo messaggio, cioè di riflettere in noi stessi per poter arrivare alla verità che ci permette di vivere onestamente e di conseguenza di arrivare alla felicità.

 

(B.2) Questo testo è un dialogo tra Socrate e Glaucone , fratello di Platone.

 

(B.3) Ho ricavato dal testo questi “termini sorprendenti”: caverna (riga 3), prigionieri (riga 7), ombre (riga 14), statue (riga 11), che uno fosse sciolto (righe 24-25), luce (riga 38), sole (riga 45), nostro uomo ridiscendesse (riga 62), quei prigionieri (riga 70), catena (riga 6).

 

(B.4.1) L’autore ha usato questi termini come simboli per costruire una metafora: la caverna viene usata per rappresentare il corpo dell’uomo; i prigionieri rappresentano le anime degli uomini prigioniere dei corpi; ombre rappresentano le false verità o la verità in modo parziale; statue rappresentano gli oggetti artificiali; che uno fosse sciolto rappresenta il prigioniero che si libera dai pregiudizi per conoscere la vera realtà; luce rappresenta lo strumento per arrivare alla verità; sole rappresenta il bene, la verità; nostro uomo ridiscendesse rappresenta il filosofo che vuole liberare gli altri prigionieri dai pregiudizi e dagli errori, per guidarli verso il bene; quei prigionieri rappresentano coloro che si ostinano a conoscere la verità; catena rappresenta i sensi che tengono legati gli uomini alle apparenze.

 

(B.4.2) Ho trovato il termine SOLE nel testo 7 del Fedone e 17 della Repubblica, in entrambi ha lo stesso significato che ha nel mito della caverna; ho trovato il termine LUCE nel testo 16, 17 e18 della Repubblica e termini OMBRE e MONDO SOTTERRANEO (caverna) nel testo 17 della Repubblica, tutti questi termini hanno lo stesso significato che hanno nel mito della caverna.

 

(B.4.3) Definizioni mutuate da un contesto più generale (dizionario): CAVERNA: spaziosa cavità sotterranea naturale o artificiale; PRIGIONIERO: che è privato della libertà personale o rinchiuso sotto sorveglianza; OMBRA: zona di oscurità prodotta da un corpo opaco che ostacola la luce; STATUA: opera di scultura a tutto tondo, che raffigura persone o animali; LUCE: radiazione elettromagnetica che rende visibile all’occhio la realtà che lo circonda; SOLE: la stella a noi più vicina, attorno la quale girano la terra e gi altri corpi celesti del sistema solare; CATENA: serie di anelli metallici infilati l’uno nell’altro che si usa per le gare.

 

C.1.1 e C.1.2  

Il primo paragrafo va dalla riga 1 alla 12, l'ho intitolato: " scena n°1....si apre il sipario: scenografia". Il secondo paragrafo va dalla riga 13 alla 22, l'ho intitolato: "scena n°2.......inizia la recita..."la falsa verità".Il terzo paragrafo va dalla riga 23 alla 33, l'ho intitolato: " scena n°3....fuga dall' illusione". Il quarto paragrafo va dalla riga 34 alla riga 48, l'ho intitolato "scena n°4....alla ricerca della verità".Il quinto paragrafo va dalla riga 48 alla 51, l'ho intitolato "scena n°5.....la scoperta alla luce del sole". Il sesto paragrafo va dalla riga 52 alla 61, l'ho intitolato: "scena n°6......questo è il dilemma....è meglio sapere o è meglio ignorare?.....". Il settimo paragrafo va dalla riga 62 alla 66, l'ho intitolato:"scena n°7...il sapiente altruista". L'ottavo paragrafo va dalla riga 67 alla 71, l'ho intitolato: "scena n°8...la verità non fa giustizia".

C.1.3 Le parole chiave del testo sono: caverna (simbolo del corpo), prigionieri (simboleggiano le anime racchiuse nei corpi), catene (simbolo dei sensi), ombre (simboli delle false verità), statue (simboli degli oggetti artificiali), luce (simbolo della ragione), sole (simbolo della verità, del bene).

C.2.1 Platone vuole dimostrare che la conoscenza attraverso i sensi ostacola il raggiungimento della verità o ci fa conoscere la verità in modo parziale, sostiene che solo la conoscenza intellegibile assicura un sapere vero e universale. La tesi si può ricavare, in particolare, dalla riga 46 alla 51.

C.2.2 a sostegno della tesi, Platone delinea una teoria della conoscenza, la Teoria della Linea. Sostiene che l'intera conoscenza è divisa in quattro gradi o livelli: il 1° grado è costituito dalla conoscenza sensoriale (immaginazione), il 2° grado è costituito dalla conoscenza percettiva (credenza), il 3° grado dalla conoscenza matematica (pensiero dianoetico), il 4° grado dalla conoscenza filosofica (noùs). Un altro argomento a sostegno della tesi è che è sottinteso il problema "dell'uno e dei molti": cioè le ombre sono tante e quindi false, il sole è unico e porta, quindi, alla verità.

C.2.3 in questo mito Platone è convinto che l'uomo nasce già prigioniero e non dà spiegazioni del perchè. Inoltre è convinto che sia il sole a produrre le stagioni, e a governare le cose del mondo visibile, ma non dimostra come fa ad arrivare a questa convinzione. Non dimostra come l'anima sia immortale, lo dà per scontato.

C.2.4 Per dimostrare la sua tesi, Platone riporta il dialogo di Socrate per evidenziare che il suo grande maestro condivideva il suo pensiero. Per far capire che la verità è pericolosa e non viene accettata fa riferimento indirettamente al processo di Socrate, il quale nonostante dicesse il giusto, fu condannato a morte.Per far capire che una volta scoperta la verità si sentirà più felice rispetto a quando era prigioniero e preferirà soffrire piuttosto di avere le opinioni e vivere come prigioniero, cita un verso di Omero tratto dall' odissea.....altrui per salario servir da contadino, uomo sia pur senza sostanza".

 

 

 

(D.1) Platone, in questo mito, fa emergere un fatto e una situazione che avveniva nella sua epoca, cioè la schiavitù, intesa sia nel senso fisico (anche lui stesso nella vita fu prigioniero e schiavo), ma anche nel senso che si era schiavi nell’esprimere le proprie idee. Un evento chiaro anche se indiretto è quello del processo di Socrate, il quale considerato un uomo che influenzava negativamente i giovani, venne ingiustamente condannato a morte. Questo evento si può astrarre dal mito quando parla del prigioniero ridisceso nella caverna per dire agli altri la verità che aveva conosciuto, viene deriso e rischia l’uccisione.

 

(D.2)  Un pregiudizio della civiltà di cui il testo è testimonianza è che il filosofo, ossia l’uomo che non si è fermato alle apparenze e che ha voluto superare la conoscenza del momento, è considerato un pazzo e perciò pericoloso. Un valore presente nel testo legato alla religione dell’antica grecia è quello dell’immortalità dell’anima da cui deriva che “conoscere è ricordare”. Nel testo infatti l’anima (prigionieri) possiede delle predisposizioni innate al conoscere, che non derivano dai sensi, ma dal fatto che l’anima aveva già vissuto e con l’esperienza (fuga dalla caverna) risveglia il nostro sapere e ci fa ricordare la verità.

Un uso linguistico è il mito utilizzato in quell’epoca attraverso il quale si intendeva fornire un’interpretazione della realtà rispondendo ai grandi interrogativi che l’uomo di poneva.

 

(D.3)  In questo testo Platone affronta un problema già trattato da Socrate, cioè per entrambi l’anima viene considerata la ragione che cerca la verità. Vi è però una differenza, per Platone l’anima è immortale e da qui ne deriva che conoscere è ricordare, per Socrate l’anima è sempre l’intelletto pensante ma indipendentemente dal fatto che essa sia immortale o meno. In questo testo, inoltre, si rifà ad un tema già affrontato da Parmenide e cioè che la verità si può raggiungere solo attraverso il “LOGOS” e non con i sensi; Parmenide sosteneva che attraverso la ragione si percorre la via della verità (alètheia), mentre l’opinione dei comuni mortali (doxa) è falsa e destinata al fallimento. Rispetto alla dottrina di Protagora, il quale sosteneva che la verità è soggettiva, Platone ritiene, invece, che essa sia oggettiva.

 

(E.1.1) Accetto il presupposto che l’uomo nasca già prigioniero ossia legato alla conoscenza attraverso i sensi e solo con l’esercizio, l’esperienza riesca ad arrivare alla conoscenza della verità, indipendentemente che l’anima sia immortale o meno. Accetto il presupposto che sia il sole a governare le stagioni in quanto negli anni ciò è stato provato scientificamente.

 

(E.1.2)  Vi è la permanenza del significato dei termini nell’intero testo tranne per il termine luce che alla riga 6-7 indica la luce del fuoco e quindi una luce falsa; mentre la luce del sole alla riga 45 indica la verità.

 

(E.1.3) Secondo me è vero che la conoscenza è divisa in quattro gradi, ossia è vero che l’uomo può cadere nell’errore perchè ingannato dai pregiudizi, dal conformismo, dall’inesperienza, solo aiutandosi dalla ragione può arrivare alla conoscenza della vita, e chi riesce a fare questo deve avere il buon senso di aiutare gli altri.

 

(E.2) Leggendo questo mito ho fatto una riflessione. Ho messo a confronto la mia vita con quella del prigioniero della caverna. Anch’io mi sono vista legata nella società in cui vivo. Ciò che mi tiene incatenata e mi impedisce di vedere la realtà intesa come felicità sono i pregiudizi, la voglia di apparire, la moda, il look. Ho capito che solo meditando, confrontando, scegliendo, posso liberarmi da questi falsi valori, dando così importanza non alle cose esteriori o superficiali, ma alla bellezza interiore. Potrei capire così, ciò che è veramente importante e impegnandomi da dare il buon esempio potrei dare un senso alla mia vita.

 

(E.3) Caro Platone,

leggendo la biografia della tua vita ho dedotto che tu sei stato un uomo profondo, con una grande apertura mentale, qualità assai difficile da poter attuare nell’antica età in cui tu ha vissuto. Tu che appartenevi ad una famiglia nobile, avevi la possibilità di fare una vita tranquilla dedicandoti solo ai piaceri e ai privilegi che la tua condizione sociale ti offriva. Il tuo senso per il giusto, ti ha portato, invece, ad impegnarti per poter ottenere una società più equa dove non si deve pensare al solo vantaggio personale, ma al bene comune. Avevi capito grazie anche ai tuoi interessanti viaggi, che al mondo per essere felici, per essere ben governato aveva bisogno di conoscere quell’importante disciplina che è la filosofia. Purtroppo, sai, ancora adesso gli uomini che sci governano, i cosiddetti, “Grandi”, sono ancora nell’oscurità della caverna, legati dalla sete del potere, dal desiderio di essere considerati degli eroi e insieme a loro ci sono innumerevoli persone che li sostengono o per paura o per senso di irresponsabilità. Continuano a fare andare avanti un mondo crudele, che per risolvere un problema usano ancora le armi come se queste possano ristabilire l’ordine e la civiltà. Continuano a costruire, a inventare macchine solo per arricchirsi, non volendo vedere che per fare queste cose stanno distruggendo la natura e la vita di tante persone. Questi grandi non vogliono ascoltare chi nel passato è uscito dalla caverna e d ha provato ad insegnare loro che con la pace, il buon senso, la responsabilità si arrivi alla giustizia. Queste persone hanno sacrificato la loro vita per questo ideale ma non sono stati ascoltati anzi qualcuno essendo considerato un disturbatore è stato ucciso, proprio come il tuo filosofo ritornato alla caverna per istruire gli altri prigionieri. Sto parlando del grande Gandhi, di Martin Luther King , di Giovanni Paolo II.

Penso, comunque, che il tuo insegnamento non resterà invano, ci sono persone che vogliono “uscire dalla caverna”, che vogliono ribellarsi. Sarà un processo lungo arrivare ad un mondo giusto ma se tutti ci impegnamo a leggere, a riflettere sulla filosofia che tu ci hai tradotto per iscritto, ci ricorderemo di avere una coscienza, che ci permetterà di conoscere il mondo e agire per il bene dei deboli e degli oppressi contro i forti e gli oppressori.

Volevo ringraziarti, caro Platone, per la forma semplice ma di grande efficacia, quale il mito, attraverso cui ho potuto comprendere il tuo pensiero, ma soprattutto mi hai aiutato a riflettere dentro la mia anima.

 

 

Un saluto a te, carissimo Platone

Da una giovane studentessa,

Pozzato Silvia

 

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