Rosestolato Valentina
ANALISI DEL TESTO STORIOGRAFICO
A-
Introduzione critica all'autore e al testo
Primogenito di una
ricca famiglia della nobiltà milanese, studiò a Parma, al collegio Farnesiano retto dai Gesuiti; si laureò in Legge a Pavia, a
20 anni, nel 1758.
le nozze del 1761
con Teresa Blasco, di condizioni umili, portarono alla rottura con la famiglia
e fu solo grazie all'intervento di Pietro Verri, al quale intanto Beccaria si
era avvicinato, che poté in seguito avvenire la riconciliazione.
Frequentando con
sempre maggior confidenza la compagnia di altri progressisti, lesse con interesse
i testi degli illuministi francesi, trovandovi la trascrizione in termini
intellettuali del proprio disagio di giovane uomo alla ricerca di solide basi
su cui fondare la propria indipendenza.
Le prime prove,
d'argomento economico, furono deludenti, ma il saggio Dei delitti e delle
pene, scritto di getto tra il 1763 e il 1764 sulla scia delle animate
discussioni con i Verri, conobbe all'opposto un successo travolgente e proiettò
il giovane studioso sul palcoscenico della cultura progressista europea.
L'opera non dimostrava soltanto l'orrore dei sistemi inquisitoriali
e carcerari applicati a quel tempo, ma poneva la questione fondamentale del
fine della pena; annullava la tradizionale identificazione tra peccato e reato
e collegava infine in modo estremamente persuasivo quegli orrori e quelle
storture con la struttura stessa dello Stato tradizionale e con la mentalità
autoritaria e dispotica che questo concretava in istituzioni e comportamenti.
Le indicazioni di
Beccaria furono tradotte da Caterina II in proposte operative per la riforma
del sistema giudiziario russo; il testo circolò in tutta Europa, sollevando una
ridda di adesioni, di confutazioni e polemiche. L'opera fu presentata dagli
illuministi francesi come il frutto della loro politica d'intervento critico e
innovatore. Al centro dell'interesse europeo, Beccaria resistette solo qualche
mese all'attenzione stringente degli intellettuali che lo avevano convocato a
Parigi nel 1767; rimpatriò prima del previsto, preso da un soprassalto di
ritrosia, rifiutando il ruolo di grande intellettuale. Rinunciò anche
all'invito rivoltogli da Caterina II, ottenne in compenso la nomina a
professore di economia politica presso le Scuole Palatine. Il resto della vita
fu rivolto agli studi di economia e alla compilazione delle Ricerche intorno
alla natura dello stile. Ricoprì importanti cariche nell'amministrazione
asburgica dello Stato. Lasciò una serie di consulte (relazioni) dalle quali
traspare una comprensione dei problemi della popolazione che testimonia di una
maturazione umana e di un affinarsi progressivo del senso politico dell'autore,
a contatto con le esigenze operative dello Stato al servizio del quale aveva
posto la sua opera. Morì a 56 anni nel 1794.
B- Lettura
ripetuta e operazioni su alcuni termini
1- L'opera, sembra scritta con l'occhio
attento di un osservatore più che di un giurista, e motivata da un'attenta
analisi del vivere sociale e dell'influenza che su di esso hanno gli atti del
potere statale, che come tali dovrebbero cercare di educare per prevenire più
che punire per ciò che è stato già commesso. In esso, inoltre, sembrano
convergere le idee sociali più significative della cultura che si andava
affermando in quell'epoca.
2- Si tratta di un essay,
diviso in 42 brevi capitoli, ognuno dei quali tratta un aspetto specifico
della questione dibattuta.
3/4- Voti (riga 23): 4.1-desideri che
rispettano il criterio dell'utile sociale
4.2-In Locke il termine viene utilizzato per
indicare i desideri contemperati in un comune progetto, ovvero il concetto di
convivenza comune 4.3-dichiarazione della propria volontà in un procedimento di
elezione e deliberazione/dedicare a una divinità un oggetto, un animale o un
uomo per esprimere gratitudine per un bene ricevuto. Offendere (riga
31): 4.1-danneggiare 4.2/3-ferire gravemente la dignità, la reputazione e sim. Imperatrice
Elisabetta di Moscovia (riga 32): 4.1-Elisabetta Petrovna salì al trono con un colpo di Stato nel 1741; nel
1753-54 abolì la pena di morte. 4.2/3- in realtà la pena di morte fu sostituita
con pene corporali molto crudeli e spesso esiziali per i condannati; l'autore
ignora questo fatto. Assersione (riga
37): 4.1-affermazione 4.2/3-asserto, affermazione. Intensione (riga 38):
4.1-intensità, gravità di una pena 4.2/3-energia, forza. Estensione (riga
39): 4.1-durata di una pena 4.2-nel libro Sorvegliare e punire di M.
Foucault viene ribadito il fatto che l'impressione maggiore deriva da una pena
di lunga durata. 4.3-ampliamento, sviluppo. Travaglio (riga 102):
4.1-lavoro imposto da un'autorità 4.2/3-lavoro duro, faticoso. Con un
insultante ... prosponevano (riga 113): 4.1-con
un'offensiva esibizione di superiorità pretendevano cedesse il passo.
4.2/3-porre o collocare prima, anteporre. Prevalghiamoci
(riga 154): 4.1-approfittiamo 4.2/3-valere di più, avere maggiore
importanza, forza, capacità e sim.
Pelago (riga 163): 4.1-mare 4.2/3-alto mare,
insieme di cose fastidiose o spiacevoli (figurativo).
C-
Scomposizione
1.1/2- a)La
pena di morte non è un diritto, dunque illegittima (da riga 1 a 15) b)La
pena di morte non è necessaria, laddove
regnino ordine politico e sicurezza civile (da riga 16 a 37) c)Le
impressioni intense ma brevi sono meno profonde di quelle più deboli ma di
lunga durata (da riga 38 a 95) d)Alla
radice dei reati sta l'ingiustizia sociale (da riga 96 a 113) e)La
religione garantisce il pentimento in punto di morte e giustifica (da riga 114
a 123) f)La vera giustizia consiste nell'impedire i delitti e non
nell'infliggere la morte (da riga 124 a 159) g)Le leggi devono
essere accessibili a tutti, tutti hanno il diritto di conoscerle e, di
conseguenza, di rispettarle (da riga 160 a 190)
1.3- Diritto
(riga 3), intensione (riga 40), estensione (riga 40), pena di
morte (riga 50), religione (riga 74), ingiustizia (riga 69), voti
(riga 125)
2.1- Narrazione
(da riga 30 a 37) riferimento storico ad
Elisabetta Petrovna che salì al trono con un colpo di
Stato nel 1741 e tra il 1753-54 abolì la pena di morte, descrizione (da
riga 107 a 113) sintesi del pensiero di Rousseau: gli uomini devono sacrificare
una parte delle loro libertà, accettando di vivere secondo le regole della
comunità, in cambio di maggiore sicurezza e utilità, ricostruzione (da riga 65 a 97)
esposizione del possibile ragionamento di un ladro o un assassino.
2.2- Argomentazione
(da riga 1 a 15) condizione della nascita dell'organizzazione politica nella
concezione contrattualistica di Rousseau,
ipotesi (da riga 22 a 29) la pena di morte non è necessaria
laddove regnino ordine politico e sicurezza civile, argomentazione (da riga 125
a 139) la pena di morte è inutile poiché lo Stato, infliggendola, dà un cattivo
esempio; infatti da un lato condanna l'omicidio e dall'altro lo commette, spiegazione
(da riga 65 a 95) per correggere il criminale serve uno Stato forte e autoritario
che impone pene miti, ma garantisce la loro applicazione, ipotesi (da
riga 9 a 11) la pena di morte é contraria al diritto naturale secondo il quale
l'uomo non ha la facoltà di uccidere se stesso e non può quindi conferirla ad
altri.
D-
Storicizzazione del testo
1.1- a)Morte
(riga 2) all'epoca era considerata elemento imprescindibile del diritto penale.
b) E però...Lacedemoni (righe 4-5) per indicare la fierezza, l'austerità
e la rigidezza. c) Imperatrice Elisabetta di Moscovia
(riga 32) essa abolì la pena di morte tra il 1753-54, anche se in realtà la
sostituì con pene corporali molto atroci. d) (da riga 38 a 41) riferimento
all'ergastolo, a quei tempi applicato al fine di correggere il criminale. e)
(da riga 105 a 107) riferimento all'età dell'oro, quando il bene comune della
società, era assolutamente preminente rispetto all'interesse individuale. f) ...Titi, degli Antonini e dei Traiani (righe 180-181) riferimento agli imperatori
romani segnalati come giusti ed illuminati.
1.2- a)
(da riga 1 a 3) critica al sistema giuridico vigente, considerato puramente
repressivo e rappresentato nei suoi ingiustificati rituali di violenza. b) (da
riga 4 a 11) riferimento al Contratto sociale di Rousseau: la clausola
fondamentale consiste nell'alienazione da parte di ciascun associato di tutto
se stesso e di tutti i suoi diritti in favore della comunità. c) Re di un piccol numero... (righe 110-111) paragone tra
Alessandro Magno e il capo di una banda di briganti. d) L'abuso della
religione (riga 160) attribuzione di un carattere laico alla pena e critica
alla religione, poiché essa agevola il delinquente nelle sue ree intenzioni,
confortandolo con l'idea che un facile quanto tardivo pentimento gli assicuri
comunque la salvezza eterna. e) (da riga 16 a 19) riferimento ad Hobbes, che
sosteneva la necessità della pena solo ed esclusivamente per garantire la
sicurezza alla società.
2- Causa (righe 150-153) l'oscurità
delle leggi causa una varietà di interpretazioni, spesso arbitrarie, che
favoriscono gli abusi. Causa (righe 12-15/79-80/125-131) la pena di
morte causa il raddoppiamento con altro male del male prodotto dal delitto
commesso. Conseguenza (righe 38-47/117-124) la pena applicata
prontamente, benché moderata, esercita una maggior impressione rispetto al
timore di un altra più terribile, unita con la speranza dell'impunità. Variabile
(righe 57-95) nel 1700 il sentimento decantato dal popolo nei confronti
della pena di morte si trasforma in odio. Va notato invece che, prima di tale
svolta, la pena di morte rappresentava una sorta di spettacolo per il popolo
che si riuniva nelle piazze per assistere ai pubblici squartamenti.
3- Il
rapporto di causalità storica è
di tipo inverso, poiché la pena di morte non esercita una sufficiente funzione
di deterrenza relativamente a furti e delitti, ovvero non ne permette la
diminuzione nel tempo. Pertanto, le impressioni più profonde non sono quelle
intense ma brevi (pena di morte), bensì quelle più deboli ma di lunga durata.
4-
a)La diffusione delle idee si avvale di un linguaggio razionale e
comprensibile nel quale sono chiare sia l'affermazione dei principi sia la
dimostrazione della giustezza dell'affermazione stessa, ma anche la
partecipazione viva e la fede dell'autore nelle idee espresse. Analizzando la
lingua però, si può individuare il ricorso ad una precisa operazione: la terza
persona è impiegata per l'affermazione, la seconda persona singolare e la prima
plurale per coinvolgere il lettore e la prima persona singolare per manifestare
sentimenti e convinzioni personali. b)In Beccaria valori che trovano una chiara
ed appassionata espressione sono l'egualitarismo, la visione di una società
fondata sul consenso e sulla tolleranza e la concezione illuminata della
libertà e della massima felicità per tutti. c) 1-rifiuto dell'identificazione
tradizionale tra diritto divino e diritto naturale: era infatti proprio
arrogandosi il diritto di esprimere insieme la legge umana e quella divina che
gli Stati potevano condannare a morte un presunto colpevole, quasi come se
fosse Dio stesso a punirlo (da riga 1 a 11). 2-polemica antinobiliare:
Beccaria condanna l'oscurità delle leggi, scritte in una lingua straniera al
popolo; infatti, se tutti potessero intenderne il significato il numero di
delitti diminuirebbe notevolmente. Tuttavia, all'epoca la maggior parte delle
leggi non erano che privilegi, ovvero un tributo di tutti al comodo di pochi
(righe 100-107 e 186).
E-Attualizzazione
Questo trattato
rappresenta sicuramente un simbolo della battaglia illuminista contro una
legislazione basata spesso sull'errore e sul pregiudizio.
In esso, inoltre,
trovano spazio tutte le idee filosofiche, economiche, giuridiche e politiche
dell'illuminismo francese.
In questo senso,
si tratta di un'opera portavoce della modernità, che accoglie in sé un desiderio
profondo di rispetto dell'uomo per qualunque uomo nel nome della libertà, che è
patrimonio esclusivo di ciascuno, e della giustizia, che é il vincolo che
unisce “le singole porzioni di libertà cedute” da ciascun individuo formando lo
Stato.
Ma la grande
novità propugnata da Beccaria consiste nell'aver rovesciato la prospettiva
dell'indagine sulla legittimità dell'azione di uno Stato; infatti, fino
all'Illuminismo esso era preminente e gli uomini che risiedevano nel territorio
dello Stato erano sudditi senza volontà politica e capacità decisionale perché
privi di diritto.
Questo aveva
permesso al re Luigi XIV, seguito da tutti gli altri sovrani assoluti di dire:
“lo Stato sono io” e dinnanzi a questi nulla poteva esistere se non
l'asservimento cieco e passivo di tutte le altre persone.
Nonostante la
partecipazione viva dell'autore alle idee esposte, l'affermazione delle ipotesi
si rivela freddamente razionale; infatti, le sue considerazioni tengono sempre
presente quella che è l'utilità pratica dei provvedimenti presi o da prendere,
lasciando poco spazio alla prospettiva morale.
Resta il fatto che
Dei delitti e delle pene, assieme al giusnaturalismo e alla lenta
conquista di diritti e libertà parziali in un processo durato per secoli,
rappresenta un precedente storico della Dichiarazione universale dei diritti
umani.
Esso, infatti, ha
contribuito ad una progressiva presa di coscienza da parte dei popoli della
loro importanza per la costruzione di una comunità internazionale capace di
garantire la pace e la collaborazione fra gli uomini.
Rosestolato Valentina
Classe 4^ A linguistico
a.s. 2006/07