Silvia Mazzetto                                

Classe  3A Linguistico                        

 

ANALISI DEL TESTO FILOSOFICO

LA DOTTA IGNORANZA

 

 

QUESITO A

 

Il testo “La dotta ignoranza di Socrate” è stato scritto da Platone, allievo di Socrate ed è tratto dall’Apologia, termine che significa autodifesa, giustificazione oppure esaltazione di se stessi. Socrate non ha mai lasciato degli scritti che trattassero la sua tesi, infatti le uniche informazioni pervenuteci al riguardo sono da attribuire a Platone, Senofonte, Aristotele e ai socratici minori. I temi della ricerca platonica sono: la riflessione morale,che mirava alla ricerca del significato profondo della virtù, gnoseologica,alla ricerca di un metodo di conoscenza che permetta di giungere alla verità,ontologica,che ricerca una dimensione oltre quella della materia,trascendente e perfetta,cui l’uomo aspira e tende e politica,ricercante un’organizzazione dello Stato in grado di guidare gli uomini verso il bene. Tutte queste tesi,comunque, sono strettamente legate tra loro e si intersecano. Il testo preso in considerazione, invece, è molto importante, in quanto tratta il tema della vera sapienza: il dio di Delfi riteneva che Socrate fosse il più sapiente tra gli uomini,egli, turbato dal responso dell’oracolo, decise di svolgere una ricerca per confermare il contrario di quanto affermato dall’oracolo e chiese alle altre persone di Atene ritenute più sapienti. Egli, infine, a seguito della sua indagine, deve dare ragione all’oracolo, è il più sapiente, perché è l’ unico che sa di non sapere: gli altri, al contrario, affermavano di sapere tutto,mentre invece non conoscevano.

 

QUESITO B

 

B.1  Dopo una prima lettura del testo, l’impressione suscitata è stata buona: a prima vista mi è parso un testo semplice, di facile comprensione, ma che racchiude al suo interno alcuni termini ben più complessi, come vaticinio.

 

B.2  A prima vista il testo parrebbe un dialogo, in realtà è un monologo, il cui unico protagonista e interlocutore è Socrate, infatti parla solo lui.

 

B.3  Nel testo ho trovato vari “termini sorprendenti”: Pizia al verso 5, enigma nei versi 7-28-34, contro voglia ai versi 10 e 11, ricerca nei versi 11-28-34 e tale termine viene ripetuto più volte all’interno del testo, vaticinio al verso 13 ed enigma nei versi 7-28-34. Per me tali termini sono “sorprendenti” in quanto non conoscevo il significato della parola vaticinio oppure perché mi ha colpito il modo in cui sono stati utilizzati.

 

B.4.1  L’uso che fa l’autore dei “termini sorprendenti” è assai particolare. La Pizia, cioè la sacerdotessa di Apollo ha il compito di comunicare a Cherefonte e quindi a Socrate la risposta alla sua domanda, quindi il fatto di essere il più sapiente degli uomini,l’autore pone il termine Pizia come tramite tra il dio di Delfi e Socrate (verso 5). Utilizza il termine enigma, invece, per indicare la risposta data dall’oracolo, che sconvolge non poco il filosofo,il quale decide di condurre una ricerca per vedere se veramente è il più sapiente degli uomini. Contro voglia è un termine usato dall’autore in modo strano e quasi contradditorio, in quanto è lui di sua iniziativa ad iniziare la ricerca,non è stato forzato: forse utilizza tale termine per indicare che dato che l’oracolo l’ha considerato il più sapiente degli uomini gli dispiacerebbe iniziare una ricerca per provare il contrario,quindi sarebbe un atto contro la propria volontà. L’autore considera la parola ricerca e la utilizza nel testo per indicare l’ insieme degli esempi e la lunga attività di Socrate volta a confermare la propria tesi. Il termine vaticinio,infine, viene utilizzato per indicare la profezia dell’oracolo. Tale termine è impiegato un’unica volta nella prima parte del testo e sta forse la sua importanza. Ripete più volte la parola ricerca per sottolineare la sua perseveranza.

 

B.4.2  L’autore non utilizza tali “termini sorprendenti” in altri suoi testi.

 

B.4.3  Ho cercato il significato dei “termini sorprendenti” in un dizionario della lingua italiana. La Pizia o Pizia è una profetessa e sacerdotessa di Apollo a Delfi, profetessa. Deriva dal latino Phythia che è dal greco Pythia,derivato da Pytho, antico nome di Delfi. L’enigma è una frase oscura, di difficile interpretazione, cosa ambigua, poco chiara, fatto inspiegabile. Una ricerca è un’ indagine sistematica volta ad accrescere le cognizioni che si posseggono in una disciplina, che si svolge raccogliendo direttamente i dati nelle situazioni concrete su cui si indaga e non traendoli da precedenti ricerche o teorie. Il vaticinio è il predire cose future,ciò che viene predetto, divinazione, profezia, predizione, oracolo, divinazione, auspicio, presagio, pronostico, previsione. Contro voglia si scrive controvoglia e significa malvolentieri, di malanimo.

 

QUESITO C

 

C.1-2  Ho suddiviso il testo in quattro paragrafi: il primo paragrafo va dal verso 1 al verso 5, e ho intitolato questo paragrafo “Risposta dell’oracolo alla domanda di Socrate”, il secondo paragrafo dal verso 5 e dalla parola “udita” fino al verso 10 con il titolo “Riflessione di Socrate sulla risposta dell’oracolo”. Il terzo paragrafo, invece, va dal verso 10 e in particolare dalla parola “finalmente” fino al verso 32 e si chiama “Ricerca di Socrate” e infine il quarto ed ultimo paragrafo va dal verso 32 e dalla parola “ebbene” al verso 36, quindi fino alla fine e l’ho intitolato “Risultato della ricerca di Socrate e conclusione”.

 

C.1.3  Si possono individuare varie parole-chiave nel testo che da sole permettono di comprendere il senso del testo: innanzitutto già il titolo “La dotta ignoranza” costituisce una parola-chiave, perché riassume la tesi di Socrate, cioè che sa di più una persona che ammette di non sapere che una convinta di sapere tutto, quindi anche sapere di non sapere è una parola-chiave(concetto espresso nei versi 21-22-23-24-25). Nel verso 2 il dio di Delfi rappresenta un’altra parola-chiave così come l’espressione “il più sapiente di tutti gli uomini” nei versi 8 e 9, in quanto è proprio dall’oracolo e dalla sua sentenza che parte tutta la ricerca di Socrate e quindi la conferma della sua tesi,inoltre è all’oracolo che ci si rivolge per sapere la risposta alla sua domanda. Anche la parola verità (verso 32) è una parola-chiave,perché Socrate espone i risultati della sua ricerca, che confermano la profezia dell’oracolo, considerata quindi come vera.

 

C.2.1  La tesi centrale del testo è dimostrare che è più sapiente chi ammette di non sapere rispetto a chi afferma di conoscere tutto, Socrate è l’ unico ad affermare ciò, per questo è il più sapiente degli uomini.

 

C.2.2  Si argomenta la tesi attraverso la ricerca e con l’ uso di esempi,cioè con l’esposizione di due esempi tratti dalla sua ricerca.

 

C.2.3  Nel testo è presente un’ assioma o convinzione non dimostrata: il fatto che esista il dio di Delfi, infatti non viene mai messo in dubbio. Il fatto, invece, che la sua sentenza sia veritiera viene messo in discussione da Socrate, che tenta di dimostrarne il contrario, anche se alla fine la sentenza del dio di Delfi è data per vera, quindi non si contraddice.

 

C.2.4  L’ autore utilizza particolari strategie argomentative: utilizza,infatti, esempi e spiega gli effetti della sua ricerca. I due esempi sono presenti nel terzo paragrafo: durante la sua ricerca ha interpellato vari politici ateniesi, ma in particolare fa l’esempio di uno che afferma di sapere tutto, invece sapevano meno di lui e poi Socrate dice che certe volte le persone più autorevoli e importanti sanno meno delle persone di condizione più modesta.

 

QUESITO D

 

D.1  Ci sono dei fatti cui il testo fa riferimento: ad esempio, il rivolgersi all’oracolo per avere responsi sulla propria vita e su ciò che succederà, fa riferimento indirettamente anche al processo di Socrate, infatti il componimento è tratto proprio dall’Apologia di Platone, opera che racconta dell’autodifesa di Socrate al processo da lui subito. Un altro fatto è che l’ oracolo si trova solo a Delfi, quindi per interpellarlo è necessario andare fin là, non si trova, ad esempio, nelle piazze e infine l’affidabilità dei responsi del dio di Delfi, accettati sempre come veri, in quanto l’ oracolo non può mentire.

 

D.2  Per quanto riguarda gli usi linguistici viene usata più volte nel testo la parola ricerca, inoltre enigma assume il significato di “frase ambigua, di cui non si conosce il significato”, relativa alla sentenza dell’ oracolo di Delfi, mentre nel verso 21 compare il termine “meco”,che starebbe a significare “io”, è un termine più antico, appartenente ad un registro e ad uno stile più elevato e raffinato. Nel testo vengono espressi vari valori, primo tra tutti quello della verità e poi quello della sapienza. Infine, il brano è testimonianza di alcuni pregiudizi della civiltà greca, ad esempio il fatto che le persone residenti in città fossero più sapienti rispetto a quelle che abitavano in campagna o altrove o ancora il pregiudizio tale per cui i politici erano senz’altro più sapienti degli individui di ceto inferiore.

 

D.3  E’ possibile mettere a confronto Socrate con i sofisti di Atene, poiché essi hanno due cose in comune: il fatto di concentrare la propria ricerca filosofica e di indagare entrambi il problema dell’uomo e non occuparsi della physis come avevano fatto gli altri filosofi precedenti e anche Socrate durante la sua prima fase e la capacità di saper parlare bene, era bravo nel discorso. Socrate e i sofisti,quindi, possedevano l’arte della retorica, indispensabile per farsi comprendere e ascoltare dal pubblico e necessaria anche per ottenere il consenso della gente, dei giovani nel caso di Socrate. Come i sofisti, egli crede sia impossibile cogliere i fondamenti ultimi della realtà, l’unico sapiente è il dio e l’ unica sapienza dell’ uomo è quella di “sapere di non sapere”, infine il rifiuto del conformismo sociale e dell’ accettazione passiva dei costumi sociali e delle norme dettate dall’autorità dello Stato, ogni uomo,attraverso il logos, è in grado di cogliere il proprio bene.

 

QUESITO E

 

E.2  Io sono d’ accordo con la tesi e con l’ atteggiamento di Socrate: infatti, appoggio la tesi della “dotta ignoranza” e penso anch’ io che sia impossibile conoscere tutto, poiché non vi è limite al sapere e alle conoscenze. Ho avuto un’ ottima impressione di Socrate, ho ammirato molto il fatto di voler fare delle ricerche per constatare la veridicità della sentenza dell’ oracolo e il fatto che egli sappia di non sapere: tale affermazione può rappresentare ed essere intesa anche come un gesto di umiltà. È spesso vero che le persone che dovrebbero essere più sapienti in realtà sappiano meno delle persone comuni,che magari hanno avuto un livello di istruzione inferiore. Anche al giorno d’ oggi ci sono dei casi che lo testimoniano, come certi politici che possono essere paragonati agli stessi al tempo di Socrate.

 

E.3  Caro Socrate,

come prima cosa devo complimentarmi con te per le tue idee e per le tue conoscenze, per il fatto di essere un uomo così sapiente e acclamato dai giovani,che ha le idee chiare e che non ha paura di esporle in pubblico anche se contrastano con i valori comuni della città. Apprezzo molto la tua capacità e il tuo coraggio nel metterti in gioco in questo modo, rischiando anche la vita. Mi è piaciuta anche la tua umiltà nell’affermare di non sapere tutto ed è proprio questo che ti rende il più sapiente degli uomini. È insolito anche come tu ti sia contrapposto alle usanze comuni, criticando gli dei greci o contrastando la politica di Atene, proponendo come politici solo uomini competenti, venendo per questo accusato di essere a favore dell’ oligarchia e contro la democrazia. Reputo la tua ricerca sull’ uomo molto interessante e ti preferisco in questa tua seconda fase. Durante la tua vita hai fatto dei gesti veramente nobili che ti fanno onore: l’ aver salvato la vita ad Alcibiade e l’ esserti opposto ad un’ azione illegale con cui si volevano sottoporre ad un giudizio sommario i generali della battaglia di Arginuse, che non avevano provato a salvare i soldati caduti in mare durante uno scontro navale. In conclusione, ammiro molto il tuo operato, le tue idee e credo che gli argomenti da te trattati siano ai giorni nostri validi e attuali.

                                                                                                           Silvia

 

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