Alessandra Rolfin Classe
IV A indirizzo Linguistico
anno scolastico
2005/06
Analisi del testo filosofico
A
Introduzione critica all’autore e al testo
Marie-Jean-Antoine-Nicolas
Caritat, marchese di Condorcet, nacque nel 1743 in Piccardia e visse nella
seconda metà del ‘700. Fu uno dei maggiori esponenti del tardo illuminismo,
riconosciuto e stimato nel corso della propria vita grazie soprattutto alle sue
capacità intellettive. Le numerose ricerche matematiche condotte in giovane età
gli valsero l’appoggio di D’Alembert, dal quale fu indirizzato agli studi
scientifici all’Accademia delle Scienze.
Ma
Coondorcet non si limitò alla matematica e alla fisica, si dedicò anche alla
filosofia e alla politica. In tal senso molto rilevanti si dimostrarono gli
amici Voltaire e Turgot. Il primo gli fornì un punto di riferimento per
un’approfondita formazione intellettuale filosofica, il secondo lo avviò alle più alte cariche politiche.
Il
marchese fu infatti nominato ispettore generale delle monete quando era
giovane, mentre in età più matura assunse il ruolo di membro del Consiglio
Municipale di Parigi, dapprima deputato e poi presidente dell’assemblea
legislativa e ancora organizzatore dell’istruzione pubblica.
Con
l’avvento della rivoluzione francese e più tardi della dittatura giacobina,
egli si schierò apertamente contro ogni tendenza radicale e di conseguenza,
contro tale tipo di governo. Per questa ragione Condorcet fu condannato a morte
e giustiziato nel corso del 1794.
Le
opere prodotte da colui che fu denominato “l’ultimo dei philosophes” furono
molteplici e riguardanti altrettante svariate tematiche.
Il
principale scritto filosofico ad esempio va riconosciuto nell’”Elogio e
pensieri di Pascal”, il tema storico-sociale viene affermato nei “Vantaggi che
la società può ricavare dalla riunione delle scienze fisiche con le scienze
morali”, e infine l’opera politica per eccellenza porta il titolo “Riflessioni
sulla schiavitù dei negri”. E’ proprio da quest’ultima opera, pubblicata nel
1781 in forma anonima, che è tratto il testo filosofico in questione.
B
Lettura ripetuta e operazioni su alcuni termini
Analizzandone
il contenuto in maniera del tutto globale, scopriamo che il passaggio si
sofferma sull’ingiustizia della schiavitù del popolo africano in rapporto agli
sfruttatori e si concentra sulle ragioni di cui ci si serve per giustificare
tale sfruttamento.
Secondo
l’autore esistono molti punti di contatto tra la schiavitù, considerata grave
quanto un crimine, e il furto. La stizza di Condorcet è mossa dalla presa di
coscienza che, nonostante entrambi gli atteggiamenti siano illegittimi, per il
meno grave la legge preveda sanzioni, mentre il più grave, ovvero la
compravendita dei neri, non venga presa in considerazione nemmeno dai
moralisti.
Per
quanto riguarda invece le giustificazioni addotte a sostegno della schiavitù,
la principale consiste nel sostenere che questi individui sfruttati siano dei
prigionieri di guerra e, in quanto tali, destinati alla morte imminente.
Secondo questo ragionamento in alcuni casi la tratta degli schiavi viene
abilmente presentata quasi come un atto umanitario. In realtà l’analisi di
Condorcet dimostra come comprare un uomo per rivenderlo equivalga a commettere
un crimine, a prescindere da ogni altro tipo di circostanza.
L’opera
da cui è tratto il testo è suddivisa in brevi capitoli, ognuno dei quali
introdotto da un titolo che ha la funzione di anticiparne a grandi linee il
contenuto.
Il
passaggio in considerazione è suddiviso in due capitoli che, benché siano
formalmente separati, espongono la stessa tematica di base.
Leggendoli
con attenzione possono essere individuati anche
dei “termini sorprendenti”, ossia dei termini che a mio avviso possono
colpire il lettore in modo diretto contribuendo a rendere il testo più incisivo,
più reale e più attuale.
Ne
sono un esempio chiaro crimine, servo, furto, prigioniero, diritto alla vita,
umanità.
Tra
quelli elencati diritto alla vita e umanità sono i termini che stridono di più
con il contesto generale. Infatti Condorcet parla di diritto alla vita negato
agli schiavi e senso umanitario inesistente da parte degli sfruttatori.
L’umanità, intesa come complesso di elementi quali la benevolenza e la
generosità verso gli altri, è un valore che si andava affermando nel corso
dell’illuminismo, ma che evidentemente ancora non veniva messo in pratica
appieno dall’uomo.
I
termini crimine e furto vanno associati al termine schiavitù, in quanto
quest’ultima va considerata grave quanto un crimine e rapportabile al furto. Il
crimine è un delitto al quale si accompagna l’idea di particolare efferatezza,
mentre con la parola furto si intende l’impossessarsi di cosa mobile altrui
sottraendola a chi la detiene per trarne un profitto.
Per
quanto riguarda poi i termini di servo e prigioniero, essi sono riferiti alla
condizione degli schiavi, e nello specifico, servo indica colui che si dedica
con devozione e fedeltà a servire una persona; prigioniero contraddistingue chi
è stato rinchiuso ed è privo di libertà.
C
scomposizione
C1
- Se volessimo scomporre il testo in paragrafi, ne potremmo con facilità
individuare quattro; la suddivisione contenutistica corrisponde in linea di
massima con la suddivisione formale. Infatti il primo paragrafo coincide con il
primo capitolo, può essere intitolato “La schiavitù come crimine” e porta come
parola chiave appunto il termine crimine. Il secondo paragrafo inizia nel
secondo capitolo e si conclude dopo il primo dei tre punti discussi. In questo
caso il contenuto può essere riassunto sotto il titolo “Piuttosto l’uccisione
che lo scambio” e la parola chiave è senza dubbio prigioniero. Il terzo
paragrafo è individuabile nel successivo punto affrontato. Questa volta il
titolo più rappresentativo è “Una vita pagata a caro prezzo”, il cui prezzo è
strettamente in relazione con la parola chiave, ovvero risarcimento. Infine
l’ultimo paragrafo è intitolato “Gli europei, causa delle guerre in Africa”. In
quest’ultima parte gli europei vengono considerati dall’autore, oltre che
sfruttatori, anche colpevoli delle innumerevoli guerre causate dal desiderio di
fare prigionieri per venderli; per questa ragione la parola chiave è denaro.
C2 La tesi centrale del testo è l’ingiustizia
della schiavitù dei neri e della tratta degli schiavi. A sostegno di questa
tesi l’autore mette fin da subito in relazione la condizione di schiavitù con
il furto. Infatti entrambi questi crimini consistono nel sottrarre qualche cosa
ai legittimi proprietari, allo scopo di trarne profitto. Ovviamente il furto
rispetto alla schiavitù è molto meno grave, poiché quest’ultima consiste nel
privare un individuo di ogni sua proprietà, della possibilità di agire
liberamente e di soddisfare i suoi bisogni in maniera arbitraria. Ovvero il suo
diritto fondamentale e inalienabile, ovvero il diritto alla vita, viene
palesemente violato.
La
strategia argomentativi utilizzata da Condorcet risulta molto ben strutturata.
Ciò significa che in modo chiaro e sistematico, dopo aver esposto la tesi
centrale, procede a spiegare con ordine estremo le conseguenze logiche che ne
derivano.
D
storicizzazione del testo
D1 Il testo in esame fa riferimento ad eventi
storici caratteristici della contemporaneità dell’autore, in modo sia diretto
che indiretto. Ad esempio in modo diretto vengono citate le guerre ininterrotte
sul suolo africano nel corso del ‘700, guerre causate dall’influenza negativa
esercitata dagli europei sugli africani stessi. Indirettamente invece fa la sua
comparsa la situazione delle Americhe, le quali, poco tempo dopo essere state
scoperte, necessitavano di schiavi neri, , dotati di forza e resistenza
fisiche, per la coltivazione dei loro campi ricchi di risorse.
D2 Poiché Condorcet era pienamente inserito
nella società settecentesca e considerato un philosophe a tutti gli effetti, si
fece promotore in molte sue opere dei valori nati e sviluppatisi nel corso
dell’illuminismo.
Questo
spiega la ragione per cui il passaggio analizzato sia testimone di ideali nuovi
quali il filantropismo, ossia la disponibilità ad amare e a soccorrere gli
altri uomini, la tolleranza e il rispetto.
Un
altro valore di fondamentale importanza è l’uguaglianza, che, oltre a
rappresentare il secolo dei lumi, presagisce anche la rivoluzione francese.
Infatti questo tipo di ribellione scaturito nel 1780 muove da tale concetto
basilare, al fine di permettere ai più deboli di prendersi una rivincita sui
più forti.
D3 In ogni caso però risulta chiaro che il
contesto culturale attorno al quale Condorcet operò si compone di molti
fattori, i quali non sono che contributi lasciati dai filosofi al lui
contemporanei, come Voltaire, D’Alembert, Montesquieu.
E
analisi teoretica e attualizzazione
In senso generale i presupposti dai quali
l’autore prende le mosse sono pienamente accettabili e le argomentazioni
altrettanto valide in quanto analizzati entrambi molto scrupolosamente.
Eventualmente sia presupposti che argomentazioni possono essere condivisi o
meno, e per quel che mi riguarda ritengo Condorcet non abbia esagerato.
Purtroppo la schiavitù è una condizione da sempre esistente che, nemmeno ai
giorni nostri, si è riusciti ad eliminare completamente. Questo crea un
abissale divario tra le diverse classi sociali, un continuo stato di
sfruttamento e di violazioni dei diritti civili, argomenti che hanno
interessato e continueranno ad interessare per chissà quanto tempo l’opinione
pubblica.
Signor
Condorcet,
dopo aver letto attentamente il suo
scritto in merito al commercio degli schiavi neri, devo ammettere che mi trovo
d’accordo con lei in diversi punti. Tanto per iniziare ritengo anch’io che la
schiavitù sia comparabile a un furto e, di conseguenza, a un crimine; credo che
debbano essere ritenuti criminali tutti coloro che sono coinvolti, direttamente
o indirettamente, in un’azione di scambio di schiavi. La legge dovrebbe intervenire
a riguardo, per sancire punizioni ai colpevoli.
Soltanto
una cosa vorrei puntualizzare, forse è esagerato considerare gli europei
responsabili anche delle guerre tra africani, questa è e rimane soltanto una
supposizione non documentata; la invito gentilmente a rivedere questa sua
affermazione.
Rolfin Alessandra Cl. IV A
Linguistico
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