Grossi Valeria

     Analisi del testo filosofico

Platone. “La Repubblica, VIII, 561-564”

 

A.   Introduzione critica all’autore e al testo

 

Platone nacque ad Atene nel 427 a.C. e lì morì nel 348 (o 347) a.C. Fu un filosofo greco allievo di Socrate e maestro di Aristotele, con i quali pose le basi del pensiero filosofico occidentale. Fu allevato nella casa del patrigno Pirilampo, amico di Pericle, venendo così educato secondo le tradizioni della democrazia. Visitò l’ Egitto e la Magna Grecia dove a Siracusa strinse amicizia con Dione, cognato del tiranno Dionigi, che in seguito lo caccerà dalla città geloso dei suoi programmi politici. Ritornato ad Atene, nel 388 fonda l’Accademia in cui insegna l’arte della dialettica.

Di Platone è giunto a noi l’intero corpus delle opere ma di alcune sono dubbie l’autenticità e la datazione. Possediamo 36 Dialoghi che dividiamo in Dialoghi giovanili, della maturità, della tarda maturità e della vecchiaia. Alcuni dei quali  di cui la maggior parte della critica accetta l’attribuzione sono il Critone, il Lachete, l’Eutifrone, il Menone, il Fedone, il Simposio, il Fedro e il Parmenide.

Il testo che analizzerò è tratto dall’ VIII libro della Repubblica (ne scrisse 10) in cui descrive i diversi tipi di costituzione. Ne individua cinque: aristocrazia, da lui considerata la migliore, timocrazia, oligarchia, democrazia e tirannide. Platone esprime le sue tesi attraverso la figura del suo insegnante: sarà quindi Socrate ad esporre le idee di Platone.

 

B.   Lettura ripetuta e operazioni su alcuni termini

 

B.1- Il testo in una prima lettura risulta difficile da comprendere. Sono presenti alcuni termini di uso non più frequente, come siffatto, meteco e bagatelle, e tratta un tema complicato quale da come dalla democrazia si possa facilmente sfociare nella tirannide.

B.3- Si tratta di un dialogo.

B.3- I termini sorprendenti che ho individuato nel testo sono: fatalmente (riga 8), mercé (riga 11), coppieri (riga 12), schietta (riga 12), improperi (riga 16), siffatto (riga 19), meteco (riga 26), bagattelle (riga 29), cozzano (riga 44), licenza (riga 58).

B.4-

Fatalmente:1) L’autore lo utilizza con il significato di “per disgrazia”.

2) Non ho trovato il termine in altri testi.

3) Per opera, volere del fato/ Per disgrazia.

Mercé: 1) L’autore utilizza l’espressione “uno stato alla mercé di cattivi coppieri” con il significato di “sotto il potere di cattivi coppieri” cioè nelle mani di persone che non lo sanno amministrare.

2) Non ho trovato il termine in altri testi.

3) Aiuto, grazia. Es: chiedere, implorare mercé.

     Coppiere: 1) L’autore utilizza il termine per definire i governanti.

2) Non ho trovato il termine in altri testi.

3) Chi versa da bere ai commensali.

Schietta: 1) Platone utilizza il termine nel significato di “pura.”

2) Non ho trovato il termine in altri testi.

3) Puro, scevro di contaminazioni e di mescolanze/ Sano, scevro di magagne, imperfezioni/ Semplice, privo di ornamenti eccessivi/ Agile, asciutto, magro/ Sincero, leale.

Improperi: 1) Non conoscevo il termine ma nel testo è utilizzato con lo stesso significato che ho trovato nel dizionario.

2) Non ho trovato il termine in altri testi.

3) Grave ingiuria, insulto.

Siffatto: 1) Non conoscevo il termine ma nel testo è utilizzato con lo stesso significato che ho trovato nel dizionario.

2) Non ho trovato il termine in altri testi.

3) Così fatto, tale.

Meteco: 1) Non conoscevo il termine ma nel testo è utilizzato con lo stesso significato che ho trovato nel dizionario.

2) Non ho trovato il termine in altri testi.

3) Nell’antico diritto greco, straniero libero residente in una città, con limitato godimento di diritti politici, civili e militari.

Bagattelle 1) Il termine è utilizzato con il significato di “storiella”.

2) Non ho trovato il termine in altri testi.

3) Cosa frivola, senza troppa importanza/ Breve composizione musicale.

Licenze: 1) In questo testo è utilizzato con il significato di “eccessiva libertà”

2) Non ho trovato il termine in altri testi.

3) Permesso./ Diploma. / Eccessiva libertà, sfrenatezza.

 

C.   Scomposizione

 

C.1.1- Ho suddiviso il testo in 7 paragrafi:

1. Da “Ora” (riga 1) a “molto comune.” (riga 6);

2. Da “Ebbene” (riga 7) a “disse.” (riga 15);

3. Da “E coloro” (riga 18) a “disse.” (riga 34);

4. Da “Però” (riga 38) a “donne.” (riga 38)

5. Da “Ebbene” (riga 35) a “disse.” (riga 53);

6. Da “Ecco” (riga 54) a “sì.” (riga 65);

7. Da “E’ naturale” (riga 66) a “ammise.” (riga 69)

 

C.1.2- Li ho intitolati in questo modo:

1. Libertà

2. Tirannide

3. Anarchia

4. Classi sociali

5. Perché l’animo non sopporta la minima schiavitù

6. L’eccesiva libertà diventa schiavitù

7. Conclusione

 

C.1.3- Ho individuato le seguenti parole chiave: libertà/ libero (riga 4, 5, 11, 12, 13, 19, 26, 35, 38, 45, 63, 67),  democrazia/democratico (riga 1, 4, 11, 58, 67), tirannide (riga 9, 55, 67), costituzione (riga 8, 61, 66), governanti/governati (riga 12, 16, 18, 20), anarchia (riga 22).

 

C.2.1- La tesi centrale del testo è che non è possibile un governo democratico perché da troppa libertà concessa ai cittadini nasce l’anarchia che deve essere repressa con un governo tirannico. Platone ci presenta la democrazia come un eccesso di libertà.

 

C.2.2- Possiamo trovare argomentazioni a sostegno di questa testi dalla riga 11 alla riga 14 in cui dice che quando i cittadini desiderano che gli venga data più liberà di quella già concessa dai governanti, questi ultimi sono criticati e considerati scellerati. Nel paragrafo 3 poi dice che è naturale che in uno stato che è fatto in questo modo nasca l’anarchia perché i padri diventano simili ai figli e i figli non portano più rispetto ai padri, i meteci si parificano ai cittadini e i cittadini ai meteci e i vecchi non si fanno più rispettare dai giovani (righe 24- 34).

Nelle righe dalla 48 alla 52, dopo aver fatto l’esempio delle bestie, che se crescono in libertà, creano danno alle persone, dice di come gli uomini si facciano influenzare da tutte le situazioni di libertà che vedono e che di conseguenza, quando gli si prospetta la minima condizione di schiavitù non possono tollerarla.

Alla riga 59 scrive “ogni eccesso suole comportare una grande trasformazione, nel senso opposto” ad indicare di come la democrazia può solo che portare al suo opposto, ovvero la tirannide.

Tutto il paragrafo 4 parla della divisione in classi sociali, secondo Platone necessaria: gli infatti spiega che all’anarchia si giunge quando gli schiavi hanno la stessa libertà dei padroni.

 

C.2.3- Non ho trovato assiomi o convinzioni non dimostrate poiché Platone parte da una tesi centrale e fa degli esempi per spiegarla, quindi non lascia niente di inspiegato. Egli però parte dall’idea di una democrazia in cui è presente troppa libertà e da per scontato che le cose finiranno come da lui previsto, senza immaginare la situazione opposta, cioè dove i governanti riescono a limitare la libertà, nonostante il regime democratico.

 

 

 

C.2.4- L’autore si serve di esempi per spiegare la sua tesi alle righe 11-14, 16-19, 24-27, 29-33, 35-38, 40-45. Platone utilizza la figura di Socrate, che parla in prima persona, per esporre le sue idee.

 

D. Storicizzazione del testo

 

D.1- Il dialogante di Platone fa riferimento ad un sogno che fa sempre quando va in campagna (riga 46) e alla riga 39 cita Eschilo: “Diremo ora quel che è venuto alle labbra?”. Parla inoltre del comportamento dei figli e dei padri, dei vecchi dei

Giovani, dei meteci e dei cittadini, degli scolari e dei maestri.

 

D.2- Come ho già detto il linguaggio non è molto semplice e lo stile è complesso. E’ difficile individuare i valori e i pregiudizi della civiltà dell’epoca poiché Platone esprime solo il suo pensiero e cerca di farlo accettare anche al suo dialogante. I valori fondamentali per il filosofo sono l’ordine nella città, la giustizia delle leggi e nel regolamentare i rapporti tra i cittadini.

 

D.3- Socrate ha sempre parlato di leggi giuste ma amministrate da persone ingiuste: credo che questo aspetto sia presente in questo testo perché per Platone è possibile uno stato giusto ma riconosce che questo deve essere comandato da persone capaci e che deve avere una giusta costituzione.

 

E. Analisi teoretica e attualizzazione

 

E.1.1- Secondo me non riguarda questo testo.

 

E.1.2-  I termini mantengono lo stesso significato in tutto il testo.

Alcune parole rispetto ad oggi hanno cambiato significato, infatti Platone intendeva “demagogia” quando parlava di “democrazia”.

La parola “meteco” non esiste più.

 

E.1.3- Platone argomenta in modo valido la sua posizione, infatti fornisce una serie di esempi al lettore che inducono a giungere alla sua stessa conclusione.

 

E.2- In questo testo possiamo trovare il pensiero di Platone nei confronti della democrazia: egli si mostra assolutamente contrario a questa forma di costituzione. Nel corso dell’intero libro esalta un modello di città ideale nel passato (perché una cosa già successa può ripetersi) e si schiera a favore dell’aristocrazia, cioè del governo dei migliori. Il potere nella città deve essere affidato ai filosofi, che sono per doti innate i più indicati a governare la città.

Platone è stato definito un “comunista”  poiché nel primo libro della Repubblica teorizza un modello di società nella quale i governanti non possiedono niente e la classe sociale lavoratrice non gode di alcun diritto politico, i fanciulli vanno sottratti dai genitori da bambini e educati dallo stato, come figli e fratelli di tutti.

Oltre a questo, per certi aspetti, al di là delle etichette quali ad esempio quella di “comunista”, a me sembra che Platone volesse conservare il regime oligarchico nello stato nonostante i cittadini della polis fossero proiettati verso una visione democratica di questo.

 

 

E.3- Caro Platone, vorrei che fosse vero che ti sto scrivendo questa lettera, che non ci fosse uno spazio temporale di più di duemila anni tra di noi per poter discutere con te delle tue teorie: tu mi hai fatta diventare pazza studiandole! Vedi, come puoi immaginare, la mentalità di oggi è molto cambiata e per noi, almeno dove abito io oggi, una teoria come la tua, ad esempio quella del “sapere come ricordare” è impossibile da condividere. Infatti, un po’ per la nostra religione, un po’ per le conoscenze che possediamo, noi siamo sicuri che tutta la nostra sapienza derivi da ciò che impariamo durante la vita e che al momento della morte, questa se ne vada assieme a noi. D’altra parte, anche se il modo di pensare è cambiato, trovo che la tua teoria dei gradi della conoscenza sia applicabile, in un certo modo, anche all’odierno. La nostra società è schiava delle apparenze, ci si ferma a ciò che si vede, ai vestiti che indossiamo, all’aspetto esteriore di una persona, senza cercare di conoscere ciò che essa è veramente. Sono sicura che tu fossi diverso, che tu giudicassi una persona per la sua essenza e per quello che aveva da offrire: nel mondo oggi avremmo bisogno di più persone che la pensano in questo modo. Chissà, magari un giorno ci incroceremo, non si sa mai che le nostre anime, in attesa di un corpo, un giorno si incontrino e si scambino la loro sapienza. Con affetto e curiosità per quell’incontro, Valeria.

 

 

Grossi Valeria

I B Liceo Classico

a.s. 2009/2010

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