Pasotti Alessia 

classe V A Linguistico

a.s 2007/2008

 

ANALISI DEL TESTO FILOSOFICO

“LO STATO D’ANIMO COME DIMENSIONE DEL SEDUTTORE”

 

 

A)      Nato il 5 maggio 1813 dal ricco commerciante Michael Pedersen e dalla sua seconda moglie Ane Lund (la domestica), Kierkegaard visse per quasi tutta la sua esistenza a Copenaghen, dove nacque e morì. La sua filosofia prese corpo da un doppio rifiuto, ossia il rifiuto della filosofia hegeliana e l'allontanamento dal vuoto formalismo della Chiesa danese. Fu l'ultimo di sette fratelli, cinque dei quali morirono quando lui era ancora ventenne. Dagli anziani genitori ricevette una rigida educazione pietista, improntata al pessimismo ed al sentimento del peccato. La tragedia dei fratelli e l'educazione ricevuta fecero di Kierkegaard un uomo triste e introverso. Fu educato dal padre anziano in un'atmosfera di severa religiosità. Traumatica poi fu per lui la scoperta di una colpa paterna, di cui egli non precisa gli esatti contorni, egli arrivò addirittura a pensarsi soggetto a una maledizione divina. Infatti, la morte prematura della moglie e di cinque dei suoi sette figli, avevano convinto il padre di Kierkegaard che egli aveva attirato su di sé l’ira divina. Studiò teologia nell'università della sua città natale, con la prospettiva, poi non realizzata, di diventare pastore protestante. Nel 1840, si fidanzò con Regina Olsen, ma dopo un anno scarso, ruppe il fidanzamento. Forse Kierkegaard era attirato da una vocazione di consacrazione religiosa, o forse aveva il timore ossessivo che la maledizione divina potesse gravare anche sulla famiglia che egli avrebbe formato insieme a lei; questo, però, gli procurò rimpianto per tutta la vita. Kierkegaard decise di vivere da penitente, dedicandosi completamente al rapporto con Dio e alla sua vocazione di scrittore, conducendo un’esistenza appartata, anche a causa del suo temperamento scontroso e poco socievole. Scrisse (spesso sotto pseudonimo) saggi filosofici e articoli divulgativi; gli unici fatti rilevanti della sua vita furono gli attacchi che gli vennero mossi dal giornale satirico “Il corsaro”, e la polemica contro l’opportunismo e il conformismo religioso che egli condusse, nell’ultimo anno della sua vita, in una serie di articoli pubblicati nel periodico “Il momento”. Quanto alla polemica che egli condusse contro il conformismo religioso, Kierkegaard accusava la Chiesa danese di essere mondana e di aver tradito gli insegnamenti originari di Cristo. Morì l’11 ottobre 1855.

Il pensiero di Kierkegaard   Kierkegaard contesta Hegel, sostenendo che l'esistenza è sempre del singolo, e non può essere ricondotta a sistema. Rimprovera agli intellettuali la scarsa coerenza tra parola e azione, mentre ammira Socrate e Cristo per la loro coerenza. La filosofia deve interessarsi essenzialmente dell'esistenza, e l'esistenza può avere tre forme, o stadi: estetico, etico e religioso. Secondo Kierkegaard la dimensione esistenziale dell'uomo è segnata dall'angoscia e dalla disperazione. La disperazione nasce da un rapporto serio dell'uomo con se stesso, mentre l'angoscia nasce da un rapporto serio dell'uomo con il mondo, e consiste nel senso di inadeguatezza che nasce dall'impossibilità dell'uomo di essere autosufficiente senza Dio.

“Lo stato d’animo come dimensione del seduttore” è tratto dall’opera "Enten-Eller", tradotta in italiano con "Aut-aut", edita nel 1843 sotto lo pseudonimo di Victor Eremita. “Aut-aut” è composta di due parti: le Carte di A, del giovane esteta, e le Carte di B, di Guglielmo l’Assessore e fu scritto di getto in undici mesi, quasi interamente a Berlino. Kierkegaard sottolinea con forza una prospettiva incentrata sulla persona, che si caratterizza per la possibilità di scelta libera, e di scelta tra alternative inconciliabili. Non un et-et, come affermava Hegel ma un aut-aut, che impegna la persona nella sua libertà di scelta, in cui ne va del proprio destino eterno. In “Lo stato d’animo come dimensione del seduttore” l’autore confronta due “stili” di vita che lui definisce: l'estetico e l'etico. Con il termine estetico egli intende l'immediato e il piacere illusorio dei sensi, che è il punto di partenza della vita di ogni uomo. L’esteta è colui che non sceglie, si lascia vivere rifiutando di assumere un ruolo, o responsabilità sociali, passa di esperienza in esperienza senza costruirsi come persona, vive nell’istante e perciò manca di continuità che è la base dell’autoidentificazione. Contrariamente, lo stadio etico è caratterizzato dalla scelta; vivere eticamente significa essere cittadini, padri, mariti, assumere e far propri tutti quei compiti e quelle responsabilità che fanno dell’uomo un preciso tassello della struttura sociale, ma anche una persona determinata, con una propria identità.

B)     B.1    Leggendo il testo una prima volta in funzione di un’impressione globale, trovo che non sia semplice cogliere immediatamente il significato che l’autore vuole trasmettere.

B.2    Il genere filosofico del testo è l’essay, ovvero il saggio, ed è tratto da “Aut-aut”, l’opera appartenente al ciclo estetico.

B.3    Elenco dei “termini sorprendenti”:

-          personalità, riga 1;

-          momento, riga 9;

-          oscillazioni, riga 10;

-          scegliere se stessi infinitamente, riga 12;

-          continuità, riga 14;

-          memoria per la sua vita, riga 15;

-          attimo, riga 16;

-          signoreggiare, riga 18;

-          aequale temperamentum, riga 32-33.

B.4    Ricostruzione del significato dei termini:

B.4.1    L’autore utilizza tali termini con un significato specifico: la personalità rispetto all’esteta non indica l’interiorità, ma essa è dispersa negli stati d’animo determinati dal rapporto di piacere con il mondo; il momento è una sensazione immediata, la frammentazione del tempo senza un passato a cui riferirsi; le oscillazioni sono le variazioni dello stato d’animo dell’esteta; scegliere se stessi infinitamente significa avere una personalità intorno alla quale i diversi stati d’animo si compongono in modo unitario; la continuità indica la durata temporale, cosa che l’esteta non possiede poiché vive il momento, mentre per chi vive eticamente rappresenta il valore più importante; memoria per la sua vita vuol dire che possiede un passato e che riconosce le azioni passate e i progetti come propri, questo processo invece non avviene nell’esteta; l’attimo è una frazione di tempo che si inserisce in una continuità provvista di senso unitario; il termine signoreggiare è utilizzato con il significato letterale; infine l’espressione latina aequale temperamentum è uno stato d’animo totale, ossia legato alla sua intera vita, di chi vive eticamente.

B.4.2     Kierkegaard utilizza il termine personalità anche alla riga 14 del testo “La scelta etica”, ma in riferimento a chi vive eticamente che, quindi, si è si autoidentifica assumendo ruoli e responsabilità; si può trovare il termine oscillazione anche alla riga 9 del brano “Don Giovanni può essere espresso soltanto nella musica” dove, però, indica la vibrazione musicale; l’espressione scegliere se stessi è presente con lo stesso significato anche alla riga 1 del testo “La contraddittorietà dello stadio etico”.

     B.4.3    Definizioni dei termini mutuate da un contesto più generale:

-          personalità, insieme dei tratti psicologici di un individuo;

-          momento, esigua frazione di tempo;

-          oscillazione, movimento che avviene alternativamente in direzioni diverse;

-          scegliere se stessi infinitamente, indicare, prendere tra più persone quella migliore, in questo caso se stessi, immensamente;

-          continuità, il ripetersi senza interruzione nel tempo o nello spazio;

-          memoria, funzione generale della mente, consistente nel far rinascere l’esperienza passata;

-          attimo, brevissima frazione di tempo;

-          signoreggiare, tenere sotto la propria autorità, tenere a freno;

-          aequale temperamentum, complesso delle condizioni fisiche e dei tratti psichici e psicologici di un individuo, che conserva la stessa natura e non muta col variare delle situazioni.

 

C)     C.1    Scomposizione lineare:

      C.1.1-2    Paragrafazione e titolazione:

-          primo paragrafo, da riga 1 a 11: dimensione tempo dello stadio estetico;

-          secondo paragrafo, da riga 11 a 25: dimensione tempo dello stadio etico;

-          terzo paragrafo, da riga 26 a 34: dimensione spazio dei due stadi.

C.1.3    Parole-chiave:

-          concezione estetica, riga 1;

-          personalità, riga 1;

-          godimento, riga 2;

-          stato d’animo, riga 3;

-          momento, riga 9;

-          vivere eticamente, riga 11;

-          continuità, riga 14;

-          memoria, riga 15;

-          attimo, riga 16;

-          piacere, riga 18;

-          gioco, riga 23.

 

C.2    Scomposizione dello spessore:

C.2.1    Kierkegaard, con questo bran, vuole mettere in evidenza la differenza tra stadio estetico ed etico, dimostrando che lo stadio estetico è dominato dal godimento ed è legato allo stato d’animo, cioè al momento, senza una continuità: l’esteta coincide con i propri stati d’animo. Mentre per chi vive eticamente la continuità è la cosa più importante ed è in grado di dominare lo stato d’animo. Possiamo trovare questa tesi precisamente nel secondo paragrafo da riga 13 a 19.

C.2.2    Argomentazioni addotte a sostegno:

-          nel primo paragrafo, precisamente da riga  4 a 8, l’autore spiega  che l’esteta tenta di perdersi nello stato d’animo, egli vive sempre solo nel momento, e la sua filosofia è il motto del "carpe diem" senza distogliersi dal godimento;

-          da riga 16 a 18, si sottolinea la differenza tra stadio estetico ed etico, in questo ultimo lo stato d’animo non viene distrutto, ma viene considerato un attimo grazie al quale l’individuo riesce a dominare il piacere;

-          da riga 19 a 20, Kierkegaard si rivolge al lettore invitandolo a prendere in considerazione un piacere per far capire che l’attuazione del piacere coincide con il momento assoluto;

-          da riga 22 a 25, viene riportato l’esempio del gioco d’azzardo: se il giocatore è in grado di superare l’identificazione con l’attività e con il momento, egli si pone come individuo che sceglie, capace di dominare lo stato d’animo.

C.2.3    Assiomi o convinzioni non dimostrate:

-            a riga 7, Kierkegaard  afferma “un simile residuo ha sempre un effetto perturbatore”;

-            a riga 33-34, si dice “nessuno ha lo stato d’animo per natura o spontaneamente”.

Nel testo, tuttavia, non vi sono dimostrazioni su queste sue convinzioni.

C.2.4    Strategie argomentative:

-          alle righe 5 e 6, sono presenti due metafore: perdersi nello stato d’animo e avvolgersi in esso per far capire al lettore in che misura lo stadio estetico è legato al lo stato d’animo, cioè al momento;

-          da riga 22 a 25, si trova un’esemplificazione sul gioco d’azzardo per indicare il superamento dell’identificazione con l’attività e con il momento, decidendo di smettere di giocare il giocatore si pone come individuo che sceglie;

-          alla riga 26-27, l’espressione ha il suo centro nella periferia rappresenta un ossimoro e serve per spiegare che l’esteta è immerso nello stato d’animo e coincide con esso.

 

D)     D.1    Dal testo emergono dati che riconducono al gioco d’azzardo, il quale consiste nello scommettere denaro o altri beni sul futuro esito di un evento. Il gioco d'azzardo può diventare in alcune persone una vera e propria ossessione, che le spinge a giocare in maniera compulsiva per vivere l'emozione e l'eccitazione del rischio, che è tanto più forte quanto più alta è la posta: anche se queste persone sanno perfettamente come funziona il mondo del gioco d'azzardo, continuano a giocare senza fermarsi, che stiano vincendo o perdendo, finché non hanno perso tutto quello che potevano giocare. Scegliendo di smettere di giocare, l’individuo sceglie se stesso e di conseguenza si autoidentifica.

D.2    Attraverso “Lo stato d’animo come dimensione del seduttore” Kierkegaard sembra mettere in cattiva luce l’esteta, poiché egli non costruisce se stesso. Lo stadio estetico, infatti, è quello in cui l'uomo manifesta indifferenza nei confronti dei princìpi e dei valori morali, ritiene invece fondamentali e primari i valori della bellezza e del piacere e a essi subordina tutti gli altri valori. Il seduttore è sciolto da ogni impegno o legame e vive nell'attimo, cercando unicamente la novità del piacere. Ma Kierkegaard esprime un giudizio negativo sull'esteta. Infatti, chi non sceglie e si dedica solo al piacere cade ben presto nella noia, cioè nell’indifferenza nei confronti di tutto, perché, non impegnandosi mai, non vuole profondamente e sentitamente nulla. Nello stadio etico, invece, l'uomo vive conformemente a ideali morali e cerca di assumersi delle responsabilità. Mentre il seduttore vive sempre nell'istante, ma perde sé stesso, il marito, che ha fatto delle scelte etiche e programma in base a esse il suo futuro, sembra edificarsi una personalità.

          D.3    Dottrine dei filosofi precedenti e contemporanei che ne formano il contesto culturale e l’eventuale debito teorico:

          - Socrate, Platone, Pascal e Kant sono i pensatori sui quali Kierkegaard si forma; in Socrate trova quel concetto di moralità come dimensione interiore che si contrappone alla dimensione sociale ed esteriore dell’eticità hegeliana, anche se Socrate, come Kant, risolve questa visione morale in un razionalismo che mette tra parentesi la dimensione trascendente, il rapporto con Dio, per Kierkegaard essenziale alla definizione della stessa individualità. Si può, inoltre, affermare l'identificazione dell'uomo etico di Kierkegaard con l'uomo della Ragion pratica di Kant. Ci sono molte differenze tra le due figure, ma è anche vero che l'uomo etico di Kierkegaard, come l'uomo etico di Kant, è l'uomo autosufficiente, che non ha bisogno neppure di Dio, e questo è il suo peccato. Sia Socrate che Platone si interessano al singolo come Kierkegaard; mentre a Pascal interessava non tanto se Dio esistesse, quanto piuttosto che senso avesse per l'uomo credere in Dio, sia l’esistenzialismo di Kierkegaard, sia quello di Pascal provano la via religiosa per indagare l’esistenza dei singoli.

          - Hegel è l'idolo polemico contro il quale Kierkegaard costruisce il proprio sistema filosofico, pur avendo in gioventù aderito all'hegelismo. Gli interessi di Kierkegaard vertono (a differenza di quelli di Hegel) sull'esistenza e non sull'essenza, l'esistenza in questione è quella del singolo. Ed è proprio su queste considerazioni che matura l'avversione di Kierkegaard nei confronti di Hegel, accusato di voler inquadrare ogni cosa (compreso l'uomo) in categorie troppo astratte e sganciate dalla realtà: e infatti Hegel non parla mai del singolo uomo, ma sempre del popolo o dell'umanità. Da qui emerge l’interesse di Kierkegaard per l'io come singolo, ovvero per l'io concreto, sganciato dalla astrattezza in cui l'aveva avvolto Hegel. Del resto, osserva Kierkegaard noi siamo nel mondo come singoli, ancor prima che come umanità e spirito.

          - vengono mosse accuse all'hegelismo da pensatori come Marx, Feuerbach e Schopenhauer, ma Kierkegaard si differenzia da essi in quanto prova a recuperare la concretezza dell'esistenza dei singoli, nella convinzione che la realtà non sia l'essenza dell'uomo (lo Spirito hegeliano), ma l'esistenza effettiva. Infatti, il pensatore danese si riaggancia alle riflessioni dello Schelling maturo che aveva rinfacciato ad Hegel di aver elaborato una filosofia "negativa", cioè incapace di cogliere, al di là dell'essenza, l'esistenza dell'uomo.

          - la filosofia di Kierkegaard è una ricerca interiore, simile a quella di Agostino (Le Confessioni).

          - contrariamente a Kierkegaard, Nietzsche nella Gaia scienza presenta la dottrina dell’eterno ritorno nel suo significato morale, come esigenza di dare un senso eterno a ogni momento della vita. Ma questo non è possibile in una concezione lineare del tempo, in cui ogni momento non ha in sé il proprio significato perché lo deriva dal precedente, che comprende in sé.

- la filosofia di vita dell’esteta si rifà sicuramente alla massima del poeta latino Orazio carpe diem cioè "cogli l’oggi", vivi alla giornata e credi nel domani il meno possibile. L’esteta infatti si lascia vivere momento per momento, vive nell’istante, cercando solamente la novità del piacere.  La sua vita è una successione ininterrotta di istanti indipendenti gli uni dagli altri:egli passa da un'esperienza all'altra senza che quella precedente lasci una traccia di sé su quella successiva, senza che la sua esistenza abbia una storia. L'unico elemento costante nella sua vita è la ricerca del nuovo e del rifiuto della ripetizione, considerata come fatale principio di noia.

- tra i contemporanei, Kierkegaard avverte una certa assonanza con Schopenhauer, di questo filosofo irrazionalista, nonostante sia contro Hegel, però contesta l’etica, l’ateismo e l’ostilità al cristianesimo.

E) E.1

E.1.1    Personalmente sono d’accordo con i presupposti di Kierkegaard, soprattutto per quanto riguarda il giudizio negativo sull’esteta poiché egli non è nessuno: ha scelto di non scegliere, non si è impegnato in un programma di vita, ha rinunciato a costruirsi un'identità, una personalità definita. Ma l'uomo può decidere di cambiare tipo di esistenza, optando per la vita etica, accetta i compiti seri della famiglia, del lavoro, dell'impegno nella società, dell'amor di patria e affronta serenamente i sacrifici necessari per restare fedele a tali compiti.

E.1.2    Tutti i termini mantengono lo stesso significato nel corso del testo, tranne: personalità. Per l’esteta essa non si identifica con l’interiorità, ma è dispersa negli stati d’animo determinati dal rapporto di piacere con il mondo; mentre chi vive eticamente possiede una propria personalità.

E.1.3    Considero valide le argomentazioni, in quanto, come Kierkegaard, ritengo che chi vive esteticamente vive sempre solo nel momento. L'esteta ricerca sensazioni sempre nuove, idolatrando l'istante fuggevole che non affondi radici nel passato e non costruisca impegnativamente il futuro. Per questo "la sua vita si disfa in una serie incoerente di episodi" senza senso ultimo. Parlando dell’ultima argomentazione, invece,sono d’accordo nel dire che l’individuo decidendo di smettere di giocare, si pone come individuo che sceglie, è un salto che può essere compiuto solo in base alla libera scelta del singolo.

E.2    Dal punto di vista del singolo, l’esistenza diviene un insieme di possibilità, è caratterizzata da scelte ognuna delle quali la determina in modo irreversibile e che devono essere compiute senza poterle fondare razionalmente, da una libertà che produce angoscia, perché l’uomo deve scegliere, ma non può conoscere le conseguenze delle proprie scelte. Sono, perciò, d’accordo sulla visione dell’autore, poiché il nostro destino può cambiare da un giorno all’altro dipendentemente dalle nostre scelte, così com’è stato per il giocatore d’azzardo: per lui la decisione di smettere di giocare ha rappresentato un vero e proprio cambiamento di vita, egli ha scelto se stesso acquistando così una propria identità.

E.3    Egregio Kierkegaard,

Mi complimento con lei per i suoi ottimi scritti che hanno dato una svolta nel campo della filosofia dell’esistenzialismo.

Attraverso “Lo stato d’animo come dimensione del seduttore”, ci spinge a riflettere sulla differenza tra chi accetta di fare delle scelte e chi invece si lascia vivere. Questi generi di persone esistono tutt’oggi, non tutti si sentono in grado di compiere scelte e quando si trovano davanti ad una difficoltà preferiscono mollare, lasciando che sia qualcun altro a prendersi la responsabilità di compiere tale scelte. Trovo che questo testo possa essere considerato un prezioso insegnamento di vita in grado di far aprire gli occhi a più persone e, perciò, la ringrazio vivamente.

Per quanto riguarda l’esistenzialismo concordo nel fatto che noi siamo nel mondo come singoli, ancor prima che come umanità e spirito, quindi il singolo non può essere dedotto dall’universale. La nostra esistenza è tra la possibilità positiva e negativa, dipende dalla nostra scelta, che è chiave dell'esistenza. Si deve considerare il singolo come categoria, struttura concettuale intorno alla quale si organizza la realtà; egli è la categoria attraverso la quale devono passare il tempo, la storia e il genere umano. Anche secondo me, infatti, la conoscenza è sempre soggettiva: la mia conoscenza ha significato solo per me.

Per concludere, i suoi scritti risultano un po’ complicati ad una prima lettura, ma una volta che se ne coglie il significato possono risultare utili se applicati alla propria situazione, come dicevo prima per quanto riguarda “Lo stato d’animo come dimensione del seduttore”.

Distinti saluti.

 

Pasotti Alessia

classe V A Linguistico

a.s 2007/2008

 

    vai  allo schema di analisi del testo filosofico

    vai al testo di Kierkegaard

    vai a lavori degli studenti